“Viva la pappa pappa / col po po po po po po / po mo do ro”, cantava Rita Pavone nel 1964 indossando i panni di Giannino Stoppani, lo scatenato personaggio nato dalla penna di Vamba/Luigi Bertelli. Il protagonista combina guai de Il giornalino di Gian Burrasca la amava alla follia, al punto che, insieme ai suoi compagni, organizzò una “rivoluzione” tra le mura del collegio dove era stato mandato dal babbo – che intendeva punirlo per le troppe marachelle –, proprio per sostituire la triste zuppa di riso del venerdì con la più saporita pappa, apprezzata da tutti i bambini.
Considerata, al pari della panzanella e della ribollita, uno dei capisaldi della cucina toscana, la pappa al pomodoro è una di quelle pietanze senza tempo, legate a contesti poveri e divenute celebri ben oltre i confini regionali. Come molti altri famosi piatti della tradizione italiana, ebbe origine nelle case dei contadini, dove la necessità di soddisfare l’appetito con quello che la terra e la dispensa mettevano a disposizione portava alla nascita di autentici capolavori del gusto.
Così, nella campagna senese, qualcuno utilizzò del pane “bigio” – un altro aggettivo con cui è indicato il pane sciocco, senza sale, tipico della Toscana – ormai raffermo per preparare una pappa in grado di placare i “morsi” della fame, ma anche di apportare benefici allo stomaco. In una grossa pentola, le massaie facevano rosolare abbondante aglio, da sempre considerato un alleato contro malattie e infezioni, con olio d’oliva, univano poi qualche foglia di basilico, il pane tagliato a fette e i pomodori, rossi e maturi, e dopo averli fatti disfare un po’ “allungavano” il tutto “con quanto basta di brodo o anche con semplice acqua tanto per portare al volume desiderato la dose della minestra”, come spiega Giovanni Righi Parenti nel volume La cucina toscana (1995). In particolare, scrive ancora il noto farmacista ed enogastronomo senese, i pomodori impiegati erano “quelli detti “bomboloni”, che nelle case di campagna stavano attaccati a una cappa del camino”.
La minestra, vero “balsamo per lo stomaco e il palato” era “usatissima nell’allevamento dei bambini essendo sana e nutriente”. Grazie alla generosa presenza di aglio, ritenuto un “potente vermifugo”, la pappa era infatti considerata “quasi un toccasana per tante malattie dell’infanzia”.
Naturalmente ogni famiglia personalizzò la ricetta a modo suo, così oggi le varianti sono davvero tante: con la cipolla in aggiunta o in sostituzione dell’aglio, con il pane precedentemente tostato, con i pomodori freschi o pelati, con un pizzico di peperoncino. La pappa rappresenta un ottimo primo piatto che può essere gustato caldo, nella stagione invernale, ma è ottimo anche in estate, tiepido o a temperatura ambiente.