anguriaAl taglio, in macedonia, come gusto di gelato o granita, ma anche per sfiziosi antipasti e gustose insalate. L’anguria è senza dubbio il frutto dell’estate. Consumata un tempo come dessert, negli ultimi anni è diventata una delle protagoniste indiscusse della cucina durante i mesi caldi ed è utilizzata nella preparazione di coloratissime pietanze salate, perfette per una cena estiva tra amici, oppure da portare con sé in spiaggia o per la pausa pranzo in ufficio.

Tagliata a pezzetti e privata dei semi, può essere abbinata ai pomodori o al sedano, ai peperoni grigliati o alle cipolline novelle e ancora – per un piacevole contrasto – all’indivia riccia o alla rucola. E se all’insalata si aggiunge petto di pollo o tacchino grigliato, formaggio o salmone affumicato si ottiene un piatto unico leggero e nutriente. Un abbinamento particolarmente riuscito e gettonato sul web è quello con la feta, che con il suo sapore importante bilancia alla perfezione la dolcezza del frutto: la giornalista Jeanne Perego, sul suo blog Insalatamente.com, ad esempio, suggerisce di tagliare l’anguria a fette sottilissime – come un carpaccio – e di servirla con il formaggio greco o in alternativa con il quartirolo lombardo, qualche fogliolina di menta, una manciata di semi di zucca tostati in padella e una salsina fatta con olio, aceto, miele e sale.

Da provare gli spiedini, un finger food ‘anti-caldo’ ideale come antipasto o per una festa: per gli ingredienti da abbinare si può scegliere tra ciliegine di mozzarella e pomodorini, cetrioli e formaggio, o ancora gamberi piccanti (marinati con paprika e peperoncino) cotti alla piastra, una ricetta da chef riportata dal sito DonnaModerna.com. E tra le preparazioni salate compare pure un’originale variante del gazpacho andalusiano, da gustare come aperitivo insieme ai crostini: per realizzarlo basta frullare il cocomero – al posto del pomodoro –, cipolla, aglio, peperoni e cetrioli, tutto a crudo, con olio extravergine d’oliva, sale, pepe e pane raffermo bagnato e strizzato.

Granita di anguriaLe ricette più tradizionali vanno dal sorbetto alla granita, dalla macedonia ai ghiaccioli, fino al goloso ‘gelo di melone’ – o di ‘mellone’, come dicono a Palermo – della cucina siciliana, un dolce al cucchiaio solitamente cucinato a Ferragosto, a base di anguria addensata con frumina e zucchero e servita con granella di pistacchio.

Ottimi nelle giornate torride il succo – ottenuto frullando o centrifugando la polpa – o l’acqua aromatizzata con pezzetti di cocomero e qualche fogliolina di menta, molto amata dai salutisti. In alcuni Paesi dell’anguria si utilizzano persino le parti che noi consideriamo di scarto: una specialità della gastronomia moldava è il pepene rosu murat, la buccia di anguria in salamoia con aneto, santoreggia e aglio, mentre in Cina si consumano i semi, tostati e salati.

 

Dissetante, antiossidante e leggera

In estate l’anguria è un valido alleato per combattere la spossatezza provocata dalle alte temperature: costituita per il 90% da acqua, aiuta l’organismo a reintegrare i liquidi persi con il sudore e svolge una funzione diuretica e disintossicante. Le popolazioni dell’Africa desertica la utilizzano addirittura come risorsa idrica.

Nonostante il sapore zuccherino, ha un contenuto di calorie ridottissimo – appena 20 per 100 grammi di polpa – ed è indicata nelle diete ipocaloriche; forse non tutti sanno che è anche ricca di licopene – la sostanza che rilascia il colore rosso –, dalle note virtù antiossidanti. E secondo uno studio dell’Università del Texas del 2008, può essere considerata pure un ‘frutto della passione’ grazie alla citrullina, un amminoacido che dilata i vasi sanguigni agendo come una sorta di afrodisiaco naturale.

 

Anguria o cocomero?

Originario dell’Africa tropicale, in Italia questo frutto dalla polpa succosa e buonissima è conosciuto con un doppio appellativo: quello più appropriato è “cocomero”, dal nome scientifico Cucumis citrullus, mentre “anguria” deriva da angurion, “cetriolo” in greco antico – appartiene, infatti, alla famiglia delle Cucurbitacee, la stessa della zucca, delle zucchine e dei cetrioli, appunto. Se nel dialetto ligure è detta pateca e in quello calabrese zipangulu, a Napoli viene chiamata “melone d’acqua”, ricalcando il francese melon d’eau e l’inglese watermelon.

Sono due le principali tipologie di anguria diffuse nel mondo: la Crimson Sweet, dalla buccia verde con striature bianche e dalla forma ovale – presente sul mercato italiano – e la Sugar Baby, più piccola e tonda; a queste negli ultimi anni si è aggiunta una varietà priva dei semi, di origine americana. Tra quelle più particolari coltivate nella Penisola compaiono la Romagnola, che si caratterizza per i semi gialli, e l’Anguria gigante di Fontarronco (Arezzo), che può raggiungere i 15 chili.

 

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