Le friggitorie che punteggiano il centro storico di Napoli, tra Via dei Tribunali e Via San Biagio dei Librai, li vendono caldissimi ad ogni ora, all’interno del ‘cuoppo’ di carta che racchiude altre golosità come zeppole di ‘pasta cresciuta’, ‘scagliuzzielli’ (tocchetti di polenta fritti), palle di riso e frittatine di pasta. Ma i crocchè di patate, autentico capolavoro dello street food, non sono più una specialità esclusivamente partenopea. Negli anni diventati uno degli sfizi più famosi della cucina italiana, compaiono negli antipasti dei ristoranti e delle pizzerie dell’intera Penisola – nel fritto misto composto da olive ascolane, frittelle di alghe, ricotta impanata, bastoncini di zucchine, verdure in pastella – e sono immancabili in happy hour, aperitivi rinforzati e feste di ogni genere, dal pranzo di nozze fino al semplice compleanno. Preparati rigorosamente in casa, chiudono da sempre il pranzo domenicale degli italiani, portati in tavola dopo primi piatti abbondanti, secondi di carne e almeno due contorni.
‘Panzarotti’, nel capoluogo campano sono chiamati così, con un termine dialettale che allude alla loro forma panciuta, la ‘panza’, e fa già immaginare la consistenza morbidissima; qui fino a qualche anno fa venivano fritti direttamente in strada, dal ‘panzarottaro’, un ambulante che a bordo del suo mezzo di trasporto – di solito un’Ape – conduceva un calderone colmo di olio bollente in cui gettare i crocchè crudi.
Anche a Palermo – dove sono detti ‘cazzilli’ – sono un famoso cibo di strada, vanto dei ‘panellari’, i venditori che a bordo delle caratteristiche friggitorie itineranti preparano le panelle – da cui il nome –, frittelle di farina di ceci, il pane con la milza e, appunto, i crocchè, servendoli nel panino.