Tutti la sbandierano, molti la inseguono, pochi la garantiscono. Quella sulla qualità dei prodotti è la sfida più importante per il settore alimentare. Ed è l’obiettivo su cui ha puntato l’edizione 2015 di TuttoFood per dare valore alle aziende che investono in produzioni DOP, IGP e Bio. “Un italiano su due è consapevole dell’importanza della qualità del cibo” afferma l’agroeconomista Andrea Segrè, nel libro appena uscito per Einaudi ‘L’oro nel piatto’, scritto con il giornalista Simone Arminio. E ben il 43%, secondo l’ultimo sondaggio dell’Osservatorio Waste Watcher di Last Minute Market/Swg, è disposto a rinunciare ad altre spese pur di mantenere alta la qualità del cibo che mette nel carrello e quindi nel piatto. Anche se il 76% degli italiani ritiene i costi del cibo di qualità troppo alti per l’economia familiare.
Ma cosa significa qualità? Innanzitutto avere un riconoscimento della produzione: Dop, IGP o Bio. Essere tracciabili, certificati, offrire sicurezza al consumatore finale, avere un’etichetta trasparente. Ma qualità significa soprattutto utilizzo di materie prime del territorio di produzione. Per valorizzare prodotti e imprese che investono sulla qualità TUTTOFOOD promuove il concorso dedicato alla Qualità Certificata in collaborazione con Qualivita – fondazione per la protezione e la valorizzazione dei prodotti agroalimentari di qualità – con l’obiettivo di sottolineare l’importanza del modello delle Indicazioni Geografiche (IG) specialmente sotto gli aspetti della tracciabilità e della sicurezza. I prodotti in gara saranno sottoposti al giudizio di una commissione di esperti di Qualivita che individueranno 3 referenze da ammettere alla fase finale per ciascuno degli 8 settori merceologici presi in esame.
Con 77 prodotti l’Italia è leader dell’agroalimentare nel mondo, come emerge dal dossier “Le Pmi e la sfida della qualità: un’economia a misura d’Italia” curato dalla CNA e Fondazione Symbola. Tra i prodotti dell’agroalimentare italiano ben 23 non hanno rivali sui mercati internazionali. Dalla pasta a pomodori e altri ortaggi, da aceto e olio, a fagioli e ciliegie: tutti prodotti per i quali il nostro Paese vanta le maggiori quote di mercato mondiale. E ce ne sono altri 54 per i quali siamo secondi o terzi. “Nonostante la contraffazione e la concorrenza sleale dell’Italian sounding – si legge nel rapporto – siamo sul podio nel commercio mondiale. Questo anche grazie al fatto che la nostra agricoltura ha scelto la qualità, anche dal punto di vista ambientale”. Con 814 tonnellate per ogni milione di Euro prodotto dal settore, l’agricoltura italiana emette il 35% di gas serra in meno della media UE (12% in meno della Spagna, 39% della Germania). Con 43.852 imprese biologiche (il 17% di quelle europee) il nostro Paese è leader UE del settore, uno dei più promettenti del mercato. E vantiamo anche il minor numero di prodotti con residui chimici (0,2%), quota inferiore di quasi 10 volte rispetto alla media europea (1,9%) (fonte: 10 Verità sulla competitività italiana – Focus sul settore agroalimentare di Fondazione Edison e Fondazione Symbola con Coldiretti).