Cantuccini, typical tuscan biscuits or cookies.Solo la pizza, in Italia, può vantare tante varianti quanto il Biscotto di Prato. Ne sono censite almeno 100, ma forse sono anche più dal momento che ad oggi “sono 114 le aziende che producono in forma stabile o stagionale il Biscotto di Prato, di cui 11 a carattere semindustriale” (UnionCamere Toscana).

E se è vero che questi biscotti sono il frutto della creatività e della passione dei forni e delle pasticcerie in tutta la provincia, anche di quelle più piccole e artigianali, devono esserne per forza di più. Dalla storia millenaria, il Biscotto di Prato è diventato famoso agli inizi del secolo scorso quando, nel 1901, Herman Hesse (che ne era ghiotto) lo citava nel suo scritto “Dall’Italia” descrivendo il suo arrivo in città: “…andai per prima cosa a trovare un amico che abitava vicino al municipio. Sapete come sono famosi i biscotti di Prato! Il mio amico li fabbricava e ci faceva buoni affari“.

Il Biscotto di Prato classico, quello con la mandorla, all’apparenza sembra un Cantuccino ma ingredienti e fattura sono diversi. Cinque gli ingredienti: mandorle dolci (intere e con la buccia), zucchero semolato, uova fresche, pinoli e farina di grano tenero di tipo “0” o “00”. I più noti sono quelli tradizionali, con le mandorle tagliate, ma poi ci sono i Brutti Boni, gli zuccherini, gli amaretti, quelli al cioccolato, agli agrumi, con il limone, ai fichi. I Biscotti di Prato saranno i protagonisti della seconda edizione di “Un filo dolce”, una kermesse sulla pasticceria toscana in programma l’8 e il 9 novembre. Nella due giorni sono previste dimostrazioni pratiche nelle quali i maestri pasticceri e biscottieri si esibiranno per svelare alcuni dei segreti che accompagnano le loro più famose produzioni, laboratori e degustazioni. Ogni anno, sono circa cinquemila i quintali che piccoli produttori e forni artigianali realizzano, riannodando una consuetudine che affonda le radici nel passato e che nel tempo ha saputo rinnovarsi valorizzando al tempo stesso la qualità del prodotto.

L’origine

Oggi è una realtà affermata, ma – di fatto – il Biscotto di Prato non nasce in questa città, come ricorda il giornalista Marco Ferri, autore di un libro sui Cantucci e i Biscotti di Prato. “Quelli che sono conosciuti come ‘biscotti di Prato’ – con le mandorle e l’uovo, tagliati in tralice – non sono nati a Prato. In riva al Bisenzio hanno trovato nuova dignità e successo, ma non vi sono nati. Così come non esiste “LA” ricetta dei ‘biscotti di Prato’, ma tante variazioni sul tema, a seconda della fantasia, dei gusti e delle mode del momento. E tanto meno i ‘biscotti di Prato’ possono essere scambiati con i “cantucci”, i quali vantano una storia ben più antica e solo negli ultimi 150 anni hanno vissuto un’esistenza “parallela” a quella dei dolcetti con le mandorle”.

Ferri nel suo libro racconta che le prime fonti sull’origine di questo dolce si ritrovano in manoscritti e ricettari del ‘500. Ma è solo dagli inizi del ‘700 che ci sono dei riferimenti alla città di Prato. “La differenza fra Cantuccio e Biscotto di Prato è nella notorietà e diffusione”, afferma Ferri, il primo più ricercato nelle famiglie nobiliari mentre il secondo popolare.

Lo strano caso dei Biscotti di Prato

L’edizione 2014 di “Un filo dolce” proporrà un dibattito sull’origine del Biscotto di Prato con l’incontro su “Lo strano caso dei biscotti di Prato” con lo scrittore Marco Vichi (domenica 9 novembre alle 17,30) che in “Fantasmi dal passato”, un giallo ambientato alla fine degli anni ’60, dimostra come questi prodotti locali fossero già un simbolo conosciuto e apprezzato della città. Nella due giorni sarà presentato anche un altro libro, “I biscotti di Prato” edito da Claudio Martini che si propone di far luce sulla vera tradizione di questi squisiti biscotti.

 

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