“Una volta si diceva che siamo quello che mangiamo. Ora non più. Vegetariani, vegani, macrobiotici, lattofobi, crudisti, sushisti, naturisti, no gluten, carnivori, fruttivori, localivori: tutto fuorché onnivori. Ormai i cittadini globali si dividono in tribù alimentari”

– Marino Niola

E’ lapidario l’antropologo Marino Niola nel suo ultimo libro Homo Dieteticus (Il Mulino, 2015) nel definire il nuovo scenario sociale in cui la vita di ogni persona è caratterizzata dal tipo di regime alimentare che segue.
E cambia sempre più frequentemente. “Ciascuna tribù alimentare si identifica nelle sue passioni e ossessioni, totem e tabù. Tofu contro carne, soya contro uova, quinoa contro grano, crudo contro cotto. Insomma se il cibo è il pensiero dominante del nostro tempo – afferma Niola – la dieta ha smesso di essere una misura di benessere per diventare una condizione dell’essere. Come dire che se una volta eravamo noi a fare la nostra dieta adesso è la nostra dieta a fare noi”. Marino Niola che è anche editorialista del quotidiano La Repubblica, comincia questo suo delizioso libretto ironizzando su se stesso, riferendosi alle diete. “Le ho provate tutte. Le ho lasciate tutte. Un po’ per necessità, un po’ per curiosità. Non si può fare un’antropologia dell’uomo a dieta senza sentire sulla pelle cosa significa veramente stare a dieta”. E poi spiegando le ragioni che lo hanno spinto a raccogliere il suo pensiero e il frutto delle sue ricerche in un libro sulla dieta scrive: “Questo libro nasce da un’osservazione partecipante o, se si preferisce, da una partecipazione osservante. Con la differenza che invece di fare una ricerca sul campo (come, generalmente fanno sociologi e antropologi) in un’isola ai confini del mondo, o in un villaggio sperduto, alla ricerca di improbabili tribù, ho tentato di indagare il tribalismo alimentare contemporaneo, che ha fatto del cibo una passione e un’ossessione”.

Secondo Niola, “i regimi alimentari sono diventati i nuovi classificatori dell’umanità globale. Le diete sono un po’ i trattati di comportamento di questo tempo senza certezze e senza sicurezze”.

L’epoca del “senza”

Siamo tutti alla ricerca dell’alimento ideale che ci rimetta in pace con noi stessi“. Tutti alla ricerca del regime (alimentare) salvifico. Eliminiamo tutti gli alimenti individuati come pericolosi, riducendo la dieta a pochissimi nutrienti, spesso con grave danno per la salute. Il che è tipico di una società come la nostra, che ha sostituito l’esorcista con il nutrizionista e il demonio con la demonizzazione. Che si tratti di burro o di Satana poco importa. Così la nostra diventa un’alimentazione in levare. Senza uova, senza latte, senza sale, senza zucchero, senza carboidrati, senza lieviti.

Marino Niola

Marino-Niola_2Insegna Antropologia dei simboli e Miti e riti della gastronomia contemporanea all’Università Suor Orsola Benincasa di Napoli. Per la casa editrici Il Mulino ha pubblicato “I Santi patroni (2007), “Si fa presto a dire cotto” (2009), e “Non tutto fa brodo” (2012). E’ editorialista de La Repubblica e su Il Venerdì de La Repubblica cura la rubrica “Miti d’oggi”.

 

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