La farinata nelle varianti più gustose, la belecauda piemontese, la pizza napoletana e zeppole, gli arancini, le piadine romagnole ma anche le f’cazzedd pugliesi. A Cesena, dal 2000 è possibile trovare e gustare i più noti e diffusi cibi di strada italiani e di tutto il mondo, pronti a farci “assaporare” culture diverse e a raccontare le storie delle terre da cui provengono. L’occasione è data dal Festival del Cibo di Strada, che si tiene ogni anno nella cittadina emiliana. Giunto alla 13a edizione è ormai un punto di incontro per tutti gli amanti dello Street Food e dei sapori lontani.

L’edizione 2013 sarà però differente dalle precedenti: quest’anno, infatti, il festival sarà dedicato esclusivamente ai cibi di strada italiani, diffusi in alcune regioni della nostra Penisola. Saporìe – questo il titolo della manifestazione – è in programma il 4, 5 e 6 ottobre, nel centro storico di Cesena: oltre a offrire al pubblico le specialità culinarie del Belpaese, l’evento darà spazio a spettacoli di arte, musica, teatro, incontri culturali e laboratori tematici.

 

Le delizie da non perdere

Saporìe si propone come un viaggio da Nord a Sud dello Stivale, che quest’anno farà tappa in Piemonte, Liguria, Emilia Romagna, Campania, Puglia e Sicilia: si parte dal Monferrato, con i piatti poveri della tradizione piemontese come la belecauda – una sorta di farinata –, la sòma d’aj – una fetta di pane sfregata con aglio e condita con olio di oliva – e la friciula – pasta della pizza fritta da accompagnare a salumi e formaggi. La Liguria offrirà invece acciughe fritte, farinata di ceci e fugassa – focaccia – genovese, mentre tra i sapori dell’Emilia Romagna troveremo non solo piadine, crescioni e tigelle in tutte le varianti possibili, ma anche la torta fritta di Parma – chiamata altrove gnocco fritto, costituita da un impasto a base di farina e strutto servita con i salumi locali –, la salsiccia matta e il delizioso castagnaccio.

Attraversando la Penisola arriviamo a Napoli, con la sua celebre pizza – sia nella versione al forno che in quella fritta –

unita a crocchè di patate, zeppole di “pasta cresciuta”, taralli e, per finire con un po’ di dolcezza, il babà nella caratteristica forma a fungo. La penultima sosta è in Puglia, tra focaccia barese, fornello della Murgia – carne cotta nel forno a legna, il “fornello” appunto –, salsiccia a punta di coltello e polpette di Crispiano. Il gustosissimo percorso non può che terminare in Sicilia, tra gli arancini, gli sfincioni e i pani ca’ meusa – panini con la milza – palermitani, le influenze arabe del cous cous – diffusissimo a Enna e Trapani –, le stigghiole – interiora di agnello – di Caltanissetta e la pasta alla Norma catanese. Anche qui il pranzo in strada si chiude con un dolce celebre, il cannolo ripieno esclusivamente di ricotta di pecora.

Secondo Carlo Petrini, fondatore e presidente internazionale di Slow food, Cesena in questi anni, con il Festival dello street food, si è guadagnata il titolo “capitale del cibo di strada”.

 

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