“La pasta rappresenta una scelta alimentare economicamente accessibile e nutrizionalmente valida, per tutte le categorie sociali”. È più di un Manifesto sociale “La dichiarazione di consenso” redatta nell’ottobre 2010 a Rio de Janeiro che da tre anni accompagna la Giornata mondiale della pasta oggi sintetizzata nella brochure “Pasta for all”, pasta per tutti, promossa dall’Ipo, l’Organizzazione internazionale della Pasta per sostenere il consumo di pasta nella dieta quotidiana. Molti, infatti, ritengono ancora la pasta responsabile dell’obesità o di problemi di salute. Non è così, anzi è vero il contrario: “La pasta è buona, fa bene e non fa ingrassare”. Ma non tutti lo sanno. Ed è proprio questo l’obiettivo del World Pasta Day che quest’anno si tiene ad Istanbul ma si celebra in tutto il mondo attraverso convegni, workshop, eventi: far sapere a tutti che la pasta fa bene e bisogna mangiarla spesso.
“Molti studi clinici confermano che non sono i carboidrati, bensì le calorie in eccesso, ad essere responsabili dell’obesità. – si legge nel documento redatto dall’IPO – Anche nel caso in cui si debba perdere peso, una dieta a ridotto apporto calorico deve comunque prevedere, nel giusto rapporto, l’introduzione di carboidrati, proteine e grassi”. Il messaggio è chiaro.
Eppure se da un lato il rilancio della Dieta Mediterranea ha contribuito alla promozione del consumo di Pasta nel mondo, dall’ altro negli ultimi anni, soprattutto nei Paesi occidentali, il consumo è diminuito sensibilmente. In Italia, ad esempio, il consumo pro capite è ancora il più alto a livello internazionale (IPO 2012) con 26 kg all’anno ma è diminuito del 23% rispetto a dieci anni fa quando un italiano medio mangiava circa 40 kg di pasta. E’ questo uno dei motivi che ha portato il Wall Strett Journal a lanciare l’allarme con un articolo che ha fatto il giro del mondo, “Italy Loses Its Taste for Pasta”.
Secondo Gabriele Riccardi professore di Nutrizione umana all’Università Federico II di Napoli, intervistato proprio dal WSJ è una questione legata ai cambiamenti nella cultura alimentare che oggi è sempre più aperta ai cibi e alle cucine straniere come quella cinese, giapponese, ma anche spagnola, indiana, araba piuttosto che una eliminazione dalla dieta. Insomma la diminuzione della quantità di pasta è causata dalla contaminazione culturale degli ultimi decenni, effetto della globalizzazione, ma anche dai cambiamenti delle abitudini alimentari. Ad esempio, secondo l’Istituto italiano per surgelati, il consumo di pesce surgelato e piatti a base di carne è salito del 70% negli ultimi dieci anni, mentre i piatti di verdure già pronte sono cresciuti del 50%.
“La nostra tradizione alimentare sta diventando sempre più simile a quella del Nord America e dei Paesi del Nord Europa“. D’altra parte ogni italiano mangia almeno 70 gr di pasta al giorno e cioè la razione media giornaliera consigliata dai nutrizionisti e dagli esperti di alimentazione. Senza pensare che c’è un forte ritorno al consumo di pasta con i legumi, con le verdure, con le salse che si era perso negli ultimi anni.
La Pasta dunque è la scelta perfetta per una dieta gustosa, sana e sostenibile, “the perfect choice for a tasty, healthy and sustainable diet”, per dirla con lo slogan scelto dall’IPO.