A pochi chilometri da Roma c’è un’oasi apparentemente lontanissima dalla vita frenetica della Capitale, in cui convivono natura, storia e gusto: i Castelli Romani. Sono sedici piccoli borghi sorti sui Colli Albani, attorno ai laghi di Albano e Nemi: Albano Laziale, Ariccia, Castel Gandolfo – che ospita la residenza estiva del pontefice – Frascati, Colonna, Genzano, Lanuvio, Marino, Grottaferrata, Nemi, Rocca di Papa, Rocca Priora, Monte Compatri, Monte Porzio Catone, Lariano e Velletri. Meta privilegiata della gita domenicale dei romani, sono luoghi ideali per un weekend del gusto o per una vacanza.
Ognuno dei “Castelli” ha una peculiarità paesistica e gastronomica, ma tutti condividono la produzione millenaria di vini e delle “fraschette”, le antichissime osterie diffuse a Frascati, da cui prendono il nome. Sorte in epoca imperiale per dare ristoro ai contadini nel corso dei loro viaggi verso i mercati romani, oggi in queste piccole taverne, spesso ricavate da vecchie cantine, si può mangiare dell’ottima Porchetta di Ariccia IGP – dalla crosta croccante e dall’aroma unico, grazie alla maestria dei produttori locali che la insaporiscono mescolando sapientemente rosmarino, aglio e pepe –, di tradizione millenaria, accompagnata dal Pane Casareccio di Genzano – il primo in Europa ad essere stato riconosciuto con l’Indicazione Geografica Protetta –, dalla mollica leggera, soffice e spugnosa, o dal Pane di Lariano, fatto con farina di grano tenero e farina integrale e cotto nel forno a legna alimentato con fascine di castagno.
Impossibile resistere alla rinomata zuppa di “cavalicchi”, il raro cavolo nero di Velletri, bollito con baccalà e verdure e servito sul classico crostone di pane secco, o alle verdure in Cazzimperio, l’intingolo di olio, sale e pepe nel quale si inzuppano finocchi, carciofi, sedani, ravanelli e cardi lessati, come cantava Giuseppe Gioachino Belli: “Cor sale er pepe e quattro gocce d’ojo poderissimo facce er cazzimperio”. Non è per palati delicati, invece, un altro classico della cucina romana nato proprio ai Castelli: la pajata, pasta come i rigatoni, conditi con la parte del duodeno del manzo che contiene il chimo.
Nel menu delle fraschette non possono mancare, infine, la mortadella romana o “Spianata”, che a differenza di quella classica è cruda, il salame cotto, bollito e venduto caldo, e i formaggi e prodotti caseari tipici del Lazio, come ricotta e pecorino. E naturalmente, i piatti poveri provenienti dalla cucina della vicina Capitale: dai celebri bucatini all’amatriciana, preparati con guanciale, peperoncino, strutto e abbondante pecorino grattugiato, a quelli cacio e pepe o alla carbonara, dai saltimbocca di vitello con prosciutto crudo e salvia fino alla trippa alla romana.
Il vino dei Castelli
Il vino dei Castelli
Già noto per la sua genuinità, il vino dei Castelli deve la sua fama ad una delle canzoni popolari romane più conosciute e canticchiate in Italia, La società dei magnaccioni: “noi semo quelli che j’arrisponnemmo ‘n coro: è mejo er vino de li Castelli che questa zozza società”.
Sei i vitigni coltivati in questa zona: il Bellone, innanzitutto, il Bonvino bianco, il Cesanese comune, la Malvasia laziale o Puntinata e il Trebbiano giallo e verde. Per la scelta di quale vino scegliere ai pasti o portarsi come souvenir, perciò, c’è solo l’imbarazzo: dal bianco e pregiato Frascati DOC, famoso come il “vino dei papi”, perché fu consumato in occasione dell’elezione al soglio pontificio di Innocenzo X nel 1644 e di Clemente X nel 1670, a quello dei Colli Lanuvini, corposo e vellutato, utilizzato nell’impasto delle deliziose ciambelline al vino, fino al rinomato “Colli Albani”, al Marino, al vino di Velletri DOC, allo Zagarolo e al Montecompatri.
Gli itinerari
Gli itinerari
Per godersi al meglio il paesaggio in cui sono immersi i sedici borghi l’ideale è percorrere uno dei quattro itinerari che caratterizzano la Strada dei Vini dei Castelli Romani: quello archeologico, innanzitutto, che offre resti e rovine millenarie; l’itinerario delle “nobil dimore”, che dal Palazzo Chigi di Ariccia del Bernini – da non confondere con quello di Roma – conduce fino al maestoso Palazzo Sforza-Cesarini di Genzano, percorrendo la Via Appia Nuova; quello religioso, che si snoda tra chiese e santuari e, naturalmente, l’itinerario naturalistico, che tocca l’area del Tuscolo, compresa tra i borghi di Frascati, Monte Porzio e Grottaferrata e altri spazi verdi che rendono questo luogo l’ideale per ricaricare corpo e mente.
Ma i Castelli sono celebri anche per l’Infiorata di Genzano, che si svolge durante la domenica del Corpus Domini, e per le lussuose dimore di vacanza – da cui l’appellativo di “Castelli Romani” – fatte edificare dai nobili a partire dal Cinquecento fino ai primi del Novecento. Come la Villa Aldobrandini di Frascati, costruita per il Cardinale Piero Aldobrandini, nipote di Papa Clemente VIII, alla fine del XVI secolo, circondata da uno scenografico e maestoso giardino.
Non si può non fare una tappa, infine, al bosco sacro di Nemi, Nemus Dianae, dedicato alla dea Diana, dove crescono rigogliose le famose fragoline omonime, protagoniste di una storica sagra che si tiene ogni anno, la prima domenica di giugno.