Poca frutta e verdura e troppi grassi nella dieta di mamme e bambini: l’allattamento naturale è diventato un fenomeno di “nicchia” e aumentano le patologie legate alla cattiva alimentazione. L’allarme viene dalla Cia, la Confederazione Italiana Agricoltori e l’associazione Vas, Verdi Ambiente e Società onlus in occasione della nona edizione della Giornata nazionale “Mangiasano” con lo slogan “Alimenti-amo”. Le due organizzazione rilanciano l’importanza dell’alimentazione naturale sin dalla nascita. E cosi sabato 24 maggio, nelle piazze di oltre 20 città italiane e negli ospedali, si parlerà dell’importanza dell’allattamento materno, visto che oggi nel Paese solo il 10% dei neonati è allattato esclusivamente al seno per 6 mesi, come suggerito dall’Oms, l’Organizzazione mondiale della sanità.
“Il Paese della dieta mediterranea sembra aver dimenticato i principi di benessere e il valore della biodiversità: in meno di 15 anni gli acquisti di ortofrutta sono diminuiti di quasi il 30%. – ha sottolineato il vicepresidente vicario della Cia, Cinzia Pagni – Ben il 22% dei genitori dichiara che i propri figli non mangiano frutta e verdura quotidianamente”.
Una sana alimentazione comincia in gravidanza e continua con l’allattamento materno che non solo è fondamentale per la crescita sana del neonato nei primi mesi di vita, ma determinerà il suo futuro. ”Nella gravidanza e nei primi mille giorni di vita – ha detto la pediatra di famiglia dell’associazione Acp Laura Reali – si decide tutto: senza dieta equilibrata il neonato sarà da adulto obeso, allergico, grasso. Il latte materno è la migliore scelta, ma la mamma va sostenuta. Oggi invece c’è qualcosa che non va: per i neonati si continua a proporre uno svezzamento anticipato e con cibi pronti e omogeneizzati, che influiscono sulla creazione di un gusto ‘artificiale’ e che abituano a una consistenza ‘innaturale’ del cibo, mentre bisognerebbe godere dalla disponibilità locale di alimenti, prediligendo quelli freschi”.
Frutta, verdura e legumi a volontà
La vera novità rispetto al passato, come sostengono anche i Neonatolgi della SIN, la Società Italiana di Neonatologia, è di puntare per i primi sei mesi solo sull’allattamento al seno a richiesta. Non è necessario introdurre alcun cibo solido, né alcuna bevanda liquida.
Dopo i 6 mesi il lattante comincia a maturare i sistemi nervoso, gastroenterico e renale e può cominciare a prendere confidenza con alimenti solidi, senza però interrompere l’allattamento (che può essere protratto con grandi benefici per mamma e bambino oltre i due anni di età): frutta e verdure crude come allenamento per le gengive “sdentate” (i bambini cominceranno a prendere confidenza con i sapori, senza doversi sfamare con tali cibi), verdure cotte (meglio al vapore), intere o schiacciate, legumi ben cotti, interi o schiacciati con un po’ di pane o minestrina, pane (con la crosta, per giocare o in ammollo con legumi e verdure), pasta (se grande, da tenere con le mani e succhiare, se piccola, da mangiare con il cucchiaino), zuppe varie, a piacimento con diversi cereali (soprattutto in chicchi), verdure, olio d’oliva, a crudo in piccole quantità, per evitare una sovra-assunzione di proteine animali (sconsigliata sempre, ma a maggior ragione nei primi due anni di vita), yogurt e formaggi, carne e pesce, in piccoli pezzetti (controllando l’origine e preferendo carne bio e pesci piccoli locali).
Cosa evitare o limitare, nel primo anno di età
Con l’allattamento materno il bambino non ha bisogno di altri tipi di latte. Semaforo rosso anche per pomodoro, patata, melanzana, peperone. E niente miele! E’ buona norma – se non bandire – cercare di evitare omogeneizzati. Attenzione a non utilizzare lo zucchero bianco: oltre al “classico” problema della carie, che demineralizza l’organismo sottraendo calcio, vitamina B e magnesio ed espone ad alti rischi di diabete (si può sostituire con zucchero grezzo di canna, malto e miele).
Peraltro “scegliere di introdurre cibi industriali ha un costo notevole per le famiglie – ha concluso la vicepresidente nazionale dei Vas, Simona Capogna -. Acquistando 2 omogeneizzati di carne e 2 di frutta si spendono circa 1.200 euro all’anno, senza contare l’inquinamento“.