I Campi Flegrei, una delle zone più affascinanti della Campania, ogni anno, a settembre, fanno da cornice a Malazè, evento “ArcheoEnoGastronomico” che unisce visite guidate, spettacoli e degustazioni di cibi e vini tipici. Giunto alla decima edizione, in programma dal 5 al 15 settembre, per ben dieci giorni offre diversi itinerari tra turismo, cultura e enogastronomia tra alcuni storici luoghi come il grande Cratere degli Astroni, innanzitutto, oggi parco naturale; il Lago d’Averno, considerato nell’antichità la porta degli inferi; la Solfatara di Pozzuoli, un vulcano attivo che con le sue fumarole regala ai visitatori uno straordinario spettacolo naturalistico o la Piscina Mirabilis, un’enorme cisterna scavata nel tufo risalente all’età augustea.
Da non perdere l’evento di apertura, sabato 5 settembre (dalle 9.20): la ricostruzione del macellum romano tra i resti del Tempio di Serapide a Pozzuoli (chiamato così perché, durante gli scavi del 1750, qui fu ritrovata una statua del dio egizio Serapis), dove sorgeva il mercato specializzato nella vendita al dettaglio di carne, pesce, vino e legumi. Un salto nel passato tra le botteghe del I e II secolo d.C., dove riscoprire gli alimenti presenti sulle tavole degli antichi, come la cicerchia, un legume dimenticato ma ricco di proteine, da consumare con la pasta o a zuppa, accompagnato dal pane tostato, e la mela annurca, la pregiata varietà campana coltivata nell’agro puteolano da duemila anni e oggi tutelata dal marchio IGP, che si caratterizza per le piccole dimensioni, il sapore dolce ma soprattutto per l’elevato valore nutritivo (contiene vitamine B1, B2, PP e C, fibre e minerali come potassio, ferro, fosforo e manganese).
Malazè e i Campi Flegrei, considerati la culla della cucina campana e napoletana, danno a chi decide di trascorrere qui un weekend o alcuni giorni l’opportunità di apprezzare tanti prodotti tipici. I vini, innanzitutto, tra cui vale la pena assaggiare i due Doc Piedirosso, conosciuto anche come Pér’ ’e palummo (piede di colombo) e la Falanghina. E i famosi friarielli, un tipo di broccolo caratteristico di questo territorio, generalmente proposti saltati in padella con le salsicce. Ma questa è una terra anche di legumi, tra cui le cicerchie, appunto, e le fave. E poi ci sono i limoni, ed in particolare la specie di “Procida”, che non hanno niente da invidiare ai più famosi di Sorrento o di Amalfi. Un capitolo a parte merita la cucina a base di pesce e la produzione ittica. Come molte altre zone della Campania qui il territorio offre il connubio perfetto mare&monti. Ma la zona flegrea non è caratterizzata solo da prodotti tipici ma soprattutto da come questi sono stati trasformati in pietanze. Qui più che altrove l’esperienza enogastronomica è innanzitutto un’esperienza culturale. Ma non poteva essere diversamente nella terra che vide operare Orata e Lucullo.
Con Slow Food alla scoperta della cucina geotermica
Con Slow Food alla scoperta della cucina geotermica
Organizzata dall’associazione “Campi Flegrei a tavola”, impegnata nella valorizzazione delle tradizioni di questa terra, Malazè è un grande ‘magazzino’ che racchiude cultura, mito e gusto, come evoca il nome stesso della kermesse, un termine che fino agli anni Cinquanta indicava le case del borgo marinaro di Pozzuoli, che fungevano sia abitazioni per i pescatori sia da deposito per le barche. Tra i numerosi appuntamenti in programma, giovedì 10 settembre (ore 18:00), alla Solfatara, spazio al laboratorio di cucina geotermica a cura del Presidio Slow Food dei Campi Flegrei, con la degustazione di verdure e pesce azzurro – tutto rigorosamente a km zero – cotti sfruttando il calore delle fumarole, emissioni di vapore che raggiungono la temperatura di 160°C. Il calendario completo della manifestazione è disponibile sul sito ufficiale www.malaze.it.
I Campi “ardenti” in cui convivono storia, natura e mito
I Campi “ardenti” in cui convivono storia, natura e mito
Campi Flegrei, letteralmente “che bruciano” (dal greco flegraio, “ardente”): così è chiamata la vasta area vulcanica che si estende dai confini occidentali di Napoli (dalla collina di Posillipo), toccando i quartieri di Fuorigrotta e Bagnoli, i comuni di Pozzuoli, Bacoli, Quarto, Monte di Procida e l’isola di Procida. Un territorio occupato da ben ventiquattro tra crateri e vulcani, attivi con emissioni di gas (le fumarole della Solfatara) e fenomeni come il bradisismo (abbassamento e innalzamento del suolo).
Questa zona, che ospitò i primi insediamenti greci della Penisola e successivamente passò sotto il dominio dei romani, è la culla di uno straordinario patrimonio in cui si intrecciano storia e mito, testimoniato dai numerosi reperti integrati nel tessuto cittadino. Tra questi l’Anfiteatro Flavio di Pozzuoli, costruito in epoca neroniana e completato da Vespasiano, il misterioso Antro della Sibilla a Cuma, il luogo in cui profetizzava la sacerdotessa di Apollo, e il Castello di Baia, fatto edificare nel 1495 da Alfonso II d’Aragona al posto di una villa che secondo la leggenda appartenne a Cesare, e dal quale si può ammirare un panorama incantevole del Golfo di Pozzuoli. Ancora oggi i Campi Flegrei si caratterizzano per le benefiche acque sulfuree e per la presenza di stabilimenti termali come le Stufe di Nerone, a Bacoli, e le partenopee Terme di Agnano.