Durante il periodo natalizio Torino si trasforma in un grande museo a cielo aperto rischiarato dalle “Luci d’artista”, 20 opere d’arte luminose firmate da artisti italiani, che fino al 10 gennaio 2016 faranno brillare le principali piazze e strade del capoluogo piemontese. Un appuntamento – quest’anno alla 18esima edizione – che richiama numerosi turisti dal resto della Penisola e dall’estero, che arrivano per vedere per la prima volta la città o per riscoprirla sotto una ‘luce’ diversa e molto suggestiva.
La tavola delle feste
La tavola delle feste
Visitare la prima Capitale d’Italia tra Natale e Capodanno significa, naturalmente, assaggiare le raffinate specialità regionali dedicate alle feste: piatti ricchi di storia e di contaminazioni, in cui si incontrano la tradizione povera dei contadini che abitavano zone le Langhe e il Monferrato e le influenze nobili provenienti dalle cucine di casa Savoia. Come l’insalata russa, che ebbe origine a metà Ottocento proprio nella dimora sabauda, in occasione della visita di una delegazione russa a Torino, mescolando la giardiniera piemontese (ortaggi tagliati a pezzetti e lessati in acqua e aceto) con la maionese della Francia. O la bagna càuda, la famosa salsa piemontese a base di olio extravergine d’oliva, aglio e acciughe, in cui intingono ortaggi crudi, come carote, peperoni, cardi e finocchi, nata anch’essa durante l’epoca savoiarda, quando veniva preparata con le alici salate raccolte nelle saline della Provenza. Tra gli antipasti non può mancare, ancora, il flan di cardi, un delicato tortino di uova, formaggio grattugiato e burro, in cui l’ingrediente protagonista è il Cardo Gobbo di Monferrato, dalla forma simile ad un uncino.
Il pranzo del 25 dicembre prosegue con un piatto che fu ideato dalle massaie delle Langhe: gli agnolotti del plin – termine dialettale che indica il “pizzicotto” necessario per chiudere la sfoglia –, ripieni di vitello, maiale e coniglio e conditi con il sugo dei tre tipi di carne impiegati per la farcitura, o in alternativa con i tajarin (sottilissime tagliatelle all’uovo) con il prezioso tartufo bianco di Alba. E poi con due secondi degni della tavola di un re: il brasato al Barolo, uno stufato di manzo – per cucinarlo si utilizza la razza fassona locale –, che viene prima marinato per giorni e poi cotto a lungo nell’omonimo vino, fin quando la carne raggiunge una consistenza tenerissima, e il sontuoso bollito misto alla piemontese, composto da tagli pregiati di manzo (scaramella, punta di petto, fiocco di punta, cappello da prete, noce, tenerone e culatta) e frattaglie di maiale (lingua, zampa, cotechino), che vengono cotti in acqua bollente, erbe aromatiche e spezie. Da quasi due secoli il condimento per eccellenza di questo piatto è il bagnetto verde, la celebre salsa fatta con acciughe, prezzemolo, rossi d’uovo sodo e mollica di pane, pestati nel mortaio e amalgamati con olio extravergine di oliva, che fu preparata per la prima volta dal cuoco Giovanni Vialardi – che lavorò prima per Carlo Alberto e poi per Vittorio Emanuele II di Savoia – nella prima metà del XIX secolo. Ma il bagnet verd non è l’unica salsa che si accompagna al bollito: accanto a questa ce ne sono almeno altre tre, ovvero la saporitissima salsa rubra o bagnet rus (a base di pomodori cotti con peperoni, sedano, carote, aglio e cipolle, emulsionata con olio d’oliva e aromatizzata con alloro, prezzemolo, basilico, salvia, cannella, peperoncino e senape in polvere), la salsa verde di prezzemolo, capperi e acciughe e la cognà, dal gusto dolce, una sorta di marmellata fatta con diversi di tipi di frutta fresca e secca (uva, nocciole, noci, pere, mele cotogne, fichi secchi, albicocche secche) cotti con chiodi di garofano, cannella e zucchero, servita anche con i formaggi e la polenta.
E per finire in dolcezza il torrone di Alba, che non è tipicamente torinese ma a Natale è presente in tutta la regione, fatto con le pregiate Nocciole del Piemonte IGP, e una fetta di Panettone basso di Pinerolo, nato negli anni Venti del secolo scorso in una pasticceria della città in provincia di Torino, ricoperto da una golosa glassa di crema di nocciole.
Un Natale di arte e magia
Un Natale di arte e magia

Le Luci d’Artista, firmate da nomi importanti dello scenario italiano contemporaneo, sono diventate un appuntamento immancabile per i torinesi e i turisti, regalando una magia unica ai monumenti simbolo della città: l’imponente Mole Antonelliana, ad esempio – che fu costruita tra il 1863 e il 1889 e domina Torino con i suoi 167,5 metri di altezza –, in questi giorni è illuminata da “Il volo dei numeri” di Mario Merz, mentre sulla Galleria Subalpina, edificio storico ubicato tra Piazza Castello e Piazza Carlo Alberto, si staglia la “Migrazione (Climate change)” di Piero Gilardi, che fa riferimento alle grandi migrazioni animali causate dal riscaldamento globale. E, ancora, a Porta Palazzo, la zona del centro storico che ospita il mercato all’aperto più grande d’Europa, c’è l’opera “Amare le differenze” di Michelangelo Pistoletto, realizzata nel 2005, una scritta con luci al neon colorate in 39 lingue del mondo, come messaggio di pace.
Tra le principali attrazioni del Natale torinese c’è poi l’Albero di Natale di luci allestito in Piazza Castello, alto 18 metri, che regala un suggestivo spettacolo di suoni e colori. Da non perdere una passeggiata nell’incantevole Borgo medievale di Torino, un angolo della città che sembra essersi fermato nel tempo, che nacque all’interno del Parco del Valentino come padiglione dell’Esposizione Generale Italiana del 1884. La Rocca, le botteghe artigiane, le stradine e le torri, che riproducono fedelmente edifici del XIV secolo, anche quest’anno saranno la cornice del Presepe in legno realizzato dallo scenografo e ceramista Emanuele Luzzati, composto da novanta sagome che mescolano ai personaggi tradizionali quelli del mondo delle fiabe. Il calendario completo delle iniziative del Natale torinese è disponibile sul sito www.nataleatorino.it.