I celti con le sue foglie cucinavano una minestra primaverile con cui celebravano il risveglio della natura. Anche greci e romani facevano largo uso dell’ortica, attribuendole efficaci proprietà “rinvigorenti”. Utilizzata per secoli dalle popolazioni mediterranee, questa pianta selvatica col passare del tempo è stata sempre più trascurata, non solo perché introvabile al mercato, ma soprattutto a causa del potere irritante dei suoi peli che ne rende difficile la raccolta. Non a caso gli antichi le attribuirono il nome di Urtica, dal verbo latino uro, “bruciare”.
Oggi invece, come altre erbe poco costose ma benefiche per l’organismo, sta lentamente tornando sulle tavole: grazie al suo sapore fortemente aromatico, permette di realizzare piatti semplici ma dal gusto davvero particolare. A cominciare dalla classica frittata, un secondo nutriente da provare pure con l’aggiunta di un cucchiaio di ricotta o nella versione leggera al forno. Al pari degli spinaci, è indicata per preparare gnocchi, tagliatelle e tagliolini verdi.
Le foglie possono essere tritate finemente e aggiunte alle insalate, oppure diventare protagoniste di risotti e primi – ad esempio utilizzate come ripieno delle lasagne, insieme a besciamella e fiordilatte -, oppure frullate con panna e brodo per dar vita a una delicata crema. Una ricetta diversa dal solito arriva dal sito Non sprecare, che suggerisce di mescolare l’ortica con patate, uova, parmigiano reggiano, sale, pepe e noce moscata per realizzare sfiziose polpettine, buonissime sia fritte che al forno.
Per qualsiasi ricetta a base di ortica, insalata compresa, è bene sbollentarla in acqua salata per qualche minuto affinché perda la capacità irritante. Il mese ideale per raccoglierla è maggio, quando le sue foglie sono giovani e tenere, ricordando di indossare un paio di guanti da giardinaggio; in Italia cresce fino ad altitudini di 1800 metri, su terreni erbosi, nei prati e lungo le strade di campagna.
Antianemica e digestiva
Antianemica e digestiva
Diventata famosa per il bruciore alla pelle che provoca sfiorandola – dovuta alla presenza dell’istamina che agisce come una sorta di meccanismo di autodifesa contro gli aggressori esterni –, l’ortica in realtà è una fonte di sostanze preziose per l’organismo. Gli antichi la consumavano spesso, ritenendola un potente afrodisiaco: Ovidio, in particolare, consigliava di mescolarla con uova, cipolla e pinoli, per preparare una miscela dal gusto non proprio eccellente ma dal risultato assicurato! Durante il Medioevo era impiegata come cura per la gotta e i reumatismi, strofinando le foglie sulle parti del corpo doloranti: si credeva, infatti, che l’istamina fosse un veleno in grado di guarire diverse patologie.
Le sue virtù oggi sono confermate dalla scienza: l’ortica apporta all’organismo una buona quantità di sali minerali (potassio, calcio, magnesio, fosforo) e contiene creatina in piccole dosi, una sostanza che stimola la produzione del succo pancreatico, facilitando la digestione. È poi ricca di vitamina C e di ferro: quest’ultimo agisce in combinazione con la clorofilla – che racchiude in quantità maggiori rispetto ad altre piante – favorendo la produzione dei globuli rossi e rappresentando perciò un valido aiuto contro l’anemia.
L’infuso – da preparare con le foglie fresche o essiccate – e il decotto di ortica, ai quali sono attribuite proprietà diuretiche e disintossicanti, vengono consigliati dalla medicina erboristica anche come rimedio per combattere la caduta dei capelli, frizionando il liquido sul cuoio capelluto.
Curiosità
Curiosità
Attorno a questa pianta ruotano curiosi aneddoti: si narra, ad esempio, che il re di Babilonia Nabucodonosor per sette anni si cibò esclusivamente di ortiche, credendo così di conquistare la saggezza. I soldati romani, invece, per scaldarsi durante le battaglie nei luoghi più freddi, si percuotevano con rami di ortica, che bruciando generava calore.
E fino a qualche anno fa – oggi soltanto negli allevamenti biologici – i contadini aggiungevano ortiche tritate al mangime di oche e galline ovaiole, per renderle più feconde.