La parola “vulcano” vi evoca immagini di eruzioni, lava incandescente e aria rovente? Noi di MangiareBuono pensiamo invece alle mele!
Avreste mai scommesso che una varietà pomologica tra le più dolci e succose cresca proprio su un vulcano, in particolare l’Etna?
Che la Sicilia fosse una terra famosa per la frutta e la cucina eccellente non è mai stato un mistero e le mele dell’Etna ne rappresentano una succosa conferma, tanto da aver ricevuto anche il riconoscimento di Presidio Slow Food.
Il terreno lavico è tradizionalmente molto fertile; se a questa fortunata situazione iniziale aggiungiamo tecniche di coltura tradizionale, è facile immaginare la bontà dei prodotti. I territori adibiti a questa coltura sono tradizionalmente quelli di alcuni comuni – situati ad un’altezza compresa tra i 700 e i 1.500 metri – vicini a Catania: Biancavilla, Zafferana Etnea, Pedara solo per citarne alcuni.
Originariamente presenti in diverse varietà, le mele dell’Etna oggi più diffuse sono la Cola e la Gelato Cola. Tuttora presente, ma molto più rara, la Cirino.
Di piccole dimensioni, le mele Cola e le Gelato Cola nascondono una “parentela” stretta poiché le seconde nascono da un incrocio delle prime con le Gelato, altra varietà pomologica locale. Entrambe riconoscibili per la buccia gialla, hanno una polpa succosa, una consistenza croccante e un gusto dolce. La varietà Gelato Cola ha ottenuto nel 2016 il prestigioso riconoscimento Presidio Slow Food, a testimonianza del valore non solo alimentare ma anche culturale di questo frutto. Queste deliziose mele sono inoltre le protagoniste di diverse sagre e manifestazioni nel mese di ottobre, durante le quali è possibile degustarle in ogni variante, dal gelato al succo, fino ai dolci tradizionali.
Ma come si coltivano mele così preziose? Le tecniche utilizzate sono quelle dell’agronomia tradizionale, ovvero – in questo caso – dell’agricoltura eroica perché la pendenza dei terreni impedisce spesso l’utilizzo di macchinari. Alla raccolta – che avviene generalmente tra la fine di settembre e l’inizio di novembre – segue la pittoresca fase del trasporto per mezzo dei tradizionali panara, ovvero grandi canestri portati a spalla, fino ai fruttai, i depositi dove le mele riposano fino alla completa maturazione.