[vc_column_text width=”1/1″ el_position=”first last”]

“L’alimentazione ha oltrepassato la sfera, pur ampia, che le è sempre stata propria per lungo tempo (quella che dal bisogno di nutrizione porta ai piaceri del palato, ai riti culinari e ai loro radicamenti culturali) e ha invaso ogni altra dimensione della nostra esistenza, individuale e collettiva.”

– Gianfranco Marrone

Food for thoughtMangiamo, beviamo, gustiamo e degustiamo, assaggiamo, assaporiamo, sbafiamo, centelliniamo, apprezziamo, gozzovigliamo, ma anche e soprattutto parliamo, descriviamo tutto ciò, lo raccontiamo, commentiamo, giudichiamo, rappresentiamo, fotografiamo e filmiamo, condividiamo, immaginiamo, sogniamo, in un vortice dove l’esperienza del cibo e il discorso su di essa si fanno un’unica cosa: gastromania”. Comincia così il delizioso libro di Gianfranco Marrone, Gastromania (Bompiani, 2014), un pamphlet sul fenomeno sociale più ampio di tutti i tempi. “Che cos’è la gastromania?” – continua l’autore – “la fregola per il cibo, la cucina, il gusto, la buona tavola. La mania della gastronomia”.

Nel libro, che si sviluppa in sei capitoli, Marrone affronta il fenomeno dai punti di vista più importanti, cominciando dagli star chef. Poi affronta l’aspetto del cibo come piacere, per secoli domonizzato come peccato; la mania della dieta; la questione delle materie prime, il ruolo dei media ed in particolare della Tv e infine l’aspetto sociale, la convivialità. L’elemento trasversale a tutto il libro è la comunicazione. “Oggi si mangia senza alcun intento autodistruttivo, ma parlandone a dismisura. Con tanta leggerezza, un tocco di faciloneria, molta ansia di atteggiarsi, una grande voglia di vivere. Le nostre piccole abbuffate quotidiane saranno forse banali, insensate, eppure euforiche, ottimiste, fiduciose”.

Il libro, molto ironico e autoironico, contiene tanti spunti di riflessione che aiutano a vedere questo fenomeno in una luce diversa e a riconsiderare se stessi recuperando una consapevolezza che sembra smarrita. “Sono sopraffatto dal cibo, dai sapori, dagli odori, dai suoni, dalle temperature e dalle consistenze” – continua l’autore e provocatoriamente si domanda – “Che fare?”. “Partendo dall’assunto di non essere l’unico a esser vittima di tutto ciò è quello che sto cercando di capire. La smania è collettiva, prende tutto e tutti, ed è forse arrivato il momento di fermarsi a riflettere,  raccogliere idee, catalogare le emozioni, suggerire possibili spiegazioni e vie d’uscita”.

[/vc_column_text]

 

Gianfranco Marrone

gianfranco marroneSaggista, giornalista e scrittore, è professore ordinario di Semiotica nell’Università di Palermo. Delegato del Rettore allo sviluppo e al coordinamento delle attività di comunicazione dell’Ateneo, dirige il Master sulla Cultura e la comunicazione del gusto. Insegna Semiotica dell’alimentazione e del gusto nell’Università delle scienze gastronomiche di Pollenzo. Tiene regolarmente lezioni e seminari presso diverse università italiane e straniere. Come giornalista collabora a diversi quotidiani e riviste. Nel campo della sociosemiotica si è occupato di tematiche legate alla spazialità urbana, al cibo e all’alimentazione, ai media, alla politica, alla pubblicità, al giornalismo. Ha scritto diversi libri. Il sistema di Barthes (1994), Estetica del telegiornale (1998), C’era una volta il telefonino (1999), Corpi sociali (2001), Montalbano (2003), La Cura Ludovico (2005), Il discorso di marca (2007), L’invenzione del testo (2010), Addio alla Natura (2011), Introduzione alla semiotica del testo (2011), Ccà ddà ddocu (2011), Stupidità (2012), Figure di città (2013), Gastromania (2014), The Invention of the Text (2914).

 

Iscriviti alla newsletter
per rimanere sempre aggiornato
sul mondo di Rovagnati