Nel punto zero del Manifesto di Eataly è racchiuso il credo del fondatore Oscar Farinetti, che l’ha spinto a creare quello che in poco più di sette anni è divenuto un modello di riferimento internazionale nel commercio del food&beverage di qualità.

Farinetti-EatalyQuella di Farinetti è senza dubbio una geniale idea commerciale, ma di fatto è diventata anche la filosofia che ha ispirato la rinascita e il rilancio dell’italian food nel mondo. Un’idea di marketing, innanzitutto, ma che ha il suo cuore nel recupero dell’identità alimentare e gastronomica del nostro Paese, nella valorizzazione dei piccoli produttori e dei marchi storici, dei territori e nell’esperienza del mangiare bene. “Il “buon cibo” avvicina le persone, crea comunione tra i diversi strati sociali, aiuta a trovare punti di vista comuni tra gente di diverso pensiero. “Abbiamo capito che la convivialità che nasce intorno ad una tavola imbandita aiuta a trovare momenti di vera felicità” sostiene da dieci anni Farinetti. Ma il buon cibo, nella società dell’immagine, deve essere sostenuta anche da una comunicazione esperienziale. E così sin dall’apertura del primo punto vendita a Torino, nel 2007, Farinetti non ha lasciato nulla al caso, proponendo un progetto innovativo di communication design legato alla presentazione dei prodotti, al punto vendita e all’esperienza di consumo, curato in ogni dettaglio.

Animato da un’idea forte: “La gallina fa l’uovo e poi dice coccodè, è lei che ha inventato il marketing”. Il progetto di visual communication di Eataly Farinetti l’ha raccolto in un bel libro, Coccodè (Giunti, 2008). Oggi Eataly, controllata per il 60% da Oscar Farinetti e per il restante 40% da alcune cooperative del sistema Coop, è presente in 5 Paesi con 29 Negozi e su due navi Msc Crociere. Il segreto nel successo non è stato solo nel proporre prodotti di qualità ma consentire ai clienti di fare esperienza gastronomica di quegli stessi prodotti. E così in ogni negozio Eataly si trovano il banco della frutta e verdura freschi come quello dei formaggi, il pescivendolo e il macellaio, ma anche punti ristoro tematici, come quelli di Pasquale Torrente a Roma e Bari, che cucina fritti di mare e di terra, serviti nel famoso “cuoppo” napoletano, ma anche piatti a base di alici di Cetara.

 

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