A Pesaro, Fano, Cartoceto e nei borghi vicini, il secondo piatto tradizionale del pranzo natalizio è la “pasticciata”, uno stufato di vitellone dal gusto intenso e dalla consistenza tenera, dovuta alla sapiente e lunga cottura della carne con olio extravergine, brodo, vino rosso e qualche pomodoro pelato, che danno un tocco di colore. Insaporita con pancetta o pezzetti di lardo e profumata con cannella, chiodi di garofano e maggiorana, viene servita con le erbe selvatiche che crescono spontaneamente nei campi marchigiani – pimpinella, strigoli, lupinella, ruchetta –, passate in padella con un filo d’olio e uno spicchio d’aglio, oppure con bietole o spinaci.
In qualche abitazione c’è la consuetudine di mangiarla nel giorno di Santo Stefano, ma nella maggior parte delle case pesaresi la pasticciata è la protagonista della tavola del 25 dicembre, insieme ai passatelli in brodo di gallina o ai vincisgrassi – originari di Macerata ma diffusi pure nel resto delle regione –, le ricchissime lasagne farcite con ragù di vitello, pollo, frattaglie e sugo di pomodoro, alla pizza di Natale, un pane impastato con noci, uvetta, fichi secchi, zucchero e cacao, e al bostrengo, una prelibata torta a base di fichi secchi, mosto cotto, frutta secca e cioccolato.