pasta di grano duro fatta in ItaliaNel mondo si mangia sempre più pasta italiana. E se ne mangerà sempre di più. Negli ultimi anni il consumo è in continuo aumento grazie a testimonial come Barack Obama o il nuovo Sindaco di New York, Bill De Blasio, personaggi del mondo dello spettacolo, della musica e calciatori che ne magnificano le proprietà nutritive e benefiche; alla riscoperta della Dieta Mediterranea ma anche e forse più di ogni altro elemento perché la pasta è diventato un cibo gourmet. Presente, ormai nei menù dei ristoranti di tutto il mondo deve, però, la nuova popolarità alle centinaia di trasmissioni e rubriche tv, foodblog e siti tematici di cui è sempre più protagonista.

E se gli italiani restano saldamente in testa alla classifica internazionale di consumo pro-capite, con circa 26 kg, avanzano Germania, Francia e Regno Unito che nel 2014 hanno assorbito quasi il 46% della produzione nazionale inviata oltre frontiera. Pasta italiana, dunque e non prodotta localmente. Pasta di semola di grano duro e trafilata a bronzo.

Con un balzo in avanti del 4%, le esportazioni di pasta made in Italy hanno superato nel 2014 la soglia di 2 milioni di tonnellate, per un giro d’affari complessivo di oltre 2,2 miliardi di euro (dati Ismea).

“La pasta pesa oggi il 7% circa del valore dell’export dell’intero agroalimentare, e negli ultimi 15 anni” – osserva l’Ismea – “ha registrato un trend delle spedizioni all’estero in continua e rapida ascesa. Nel caso della pasta di semola secca – che rappresenta oltre l’80% dell’intero comparto – le esportazioni sono cresciute, a partire dal 2001, mediamente ad un ritmo del 2,3% annuo in volume e del 5% in valore, con uno stop solo nel 2008, quando la fiammata dei listini del grano duro determinò una drastica riduzione dei quantitativi immessi sui circuiti internazionali (-5% circa) per via degli alti livelli di prezzo raggiunti”.

La pasta sarà anche la protagonista di Expo 2015 dove sarà immancabile nei 150 ristoranti, non solo italiani, presenti nei Padiglioni e tra i piatti proposti dagli chef. Nei sei mesi dell’Esposizione Universale di Milano, ad esempio, il temporary restaurant che verrà ospitato negli spazi di Identità Expo S. Pellegrino vedrà impegnate ai fornelli molte delle stelle più brillanti del firmamento gastronomico mondiale. E poi c’è il ristorante del Padiglione Italiano, Ecco Pizza&Pasta, affidato allo chef Fabio Omero, e ancora i ristoranti di Eataly di Oscar Farinetti. E poi quello stellato di Davide Oldani. Al Refettorio Ambrosiano di Milano un team di 40 cuochi guidato da Massimo Bottura per tutta la durata di Expo preparerà i pasti con il cibo avanzato nei ristoranti.

Scorrendo lungo la lista dei principali Paesi clienti, si evidenzia una buona performance in Usa (+7%) a fronte di una battuta d’arresto in Giappone (-4%). Incrementi a due cifre si registrano invece nel mercato russo (+11%), nei Paesi Bassi (+18%) e in Belgio (+17%). Più contenuta la crescita in Svezia (+4%) – ottavo mercato di sbocco in termini quantitativi alla spalle dei Paesi Bassi. Tra le destinazioni più promettenti, oltre alla Russia, passata da poco più di 7 mila tonnellate del 2000 alle oltre 59 mila del 2014, si annovera la Cina che, pur in corrispondenza di quote di mercato ancora esigue, ha incrementato i suoi acquisti del 40% nel 2014, confermando l’ottimo trend dell’ultimo triennio.

 

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