Ah, la Panzanella, la Panzanella, nella, ne”. Cantava così Nino Manfredi nell’estate del 1979 magnificando il tradizionale piatto estivo caratteristico dell’Italia centrale, particolarmente diffuso in Toscana ma anche nel Lazio. E’ una pietanza povera, di origini antichissime, le cui prime tracce risalgono al 1500, ma si presuppone che fosse consumata anche in epoca romana e forse anche Etrusca, ovviamente senza l’uso dei pomodori, che oggi ne rappresentano l’ingrediente principale. Mentre nelle zone dell’entroterra così come in Lazio è nota come Panzanella, in Versilia, da Viareggio ai Bagni di Lucca, è chiamata “panmolle” e viene consumata preferibilmente in estate, per la freschezza degli ingredienti. A Camaiore e Pescaglia “panzanella” significa pasta di pane fritta in olio bollente, l’equivalente di Sgabeo, forse perché queste zone, da un punto di vista gastronomico, sono molto più affini alla Liguria. In alcune zone del nord della Regione invece, viene considerata ancora oggi “il pasto dei villeggianti”, spogliandola dell’ufficialità della tradizione culinaria toscana. Conteso tra Toscana, Lazio e Umbria è rivendicato strenuamente dai conterranei di Dante che, nel difenderne la paternità si rifanno all’unica fonte certa delle sue origini, un’ode “alla cipolla” del Branzino, pittore fiorentino assiduo frequentatore della corte dei Medici nel 1500, che lo cita nella sua ode alla “cipolla”:

Chi vuol trapassar sopra le stelle, en’tinga il pane e mangia a crepapelle un’ insalata di cipolla trita, 

con la porcellanetta e citriuoli vince ogni altro piacer di questa vita, considerate un po’se aggiungessi bassilico e rucchetta!

Il successo della Panzanella è legato alla facile reperibilità degli ingredienti, che tutti potevano permettersi e che oggi ritroviamo abitualmente nelle nostre dispense: pane raffermo (rigorosamente toscano, senza sale), cipolle, cetrioli, pomodori, olio e sale.

Tante le varianti. Alcuni la preferiscono con le uova sode, altri “alla marinara” con acciughe, capperi e olive nere, come – come, secondo fonti storiche, era consumata nella Repubblica marinara di Pisa, altri ancora con formaggio e prosciutto cotto a tocchetti. Tra le diverse varianti, quella più nota e diffusa è senza dubbio la “Panzanella alla romana”, che mantiene tutti gli ingredienti tradizionali ma con una forma diversa, più compatta, ed un’aggiunta di mentuccia romana, al posto del basilico, per rendere al meglio ed in modo semplice quel profumo locale.

LA RICETTA

–          Pane raffermo (preferibilmente la pagnotta toscana)

–          2 Pomodori maturi

–          1 Cipolla rossa di Tropea

–          1 Cetriolo

–          Basilico

–          Olio extravergine d’oliva q.b.

–          Aceto di vino

–          Sale e pepe

 

Prendere il pane, tagliarlo a fette e metterlo a bagno in acqua fresca (di pozzo, recitavano le vecchie ricette) e acidulata con aceto di vino. Dopo qualche minuto, togliere il pane e strizzarlo con le mani. Disporlo in un’insalatiera, affettarci sopra i pomodori, la cipolla, il cetriolo e condire il tutto con olio, sale e pepe in abbondanza, macinato col mulinello. Mescolare ed alla fine aggiungere le foglie del basilico fresco spezzate.

Conservare in frigorifero e servire molto fredda.

 

Nino Manfredi e la Panzanella di Nella

 

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