“ ’U pani chi Panelli”, il pane con le panelle, uno dei più antichi esempi di street food italiani.
Di un bel colore dorato, è una frittella schiacciata di farina di ceci, profumata di prezzemolo fresco, mangiata rigorosamente in mezzo alle mafalde, panini morbidi a forma di serpentone, dal delicato e caratteristico sapore di semi di sesamo.Uno squisito abbinamento che gustato ancora fumante rappresenta un pasto completo e, soprattutto, economico, del capoluogo siciliano, Palermo.
Il rito del consumo non può che avvenire dal “panellaro”, una caratteristica friggitoria ambulante contenente gli “attrezzi” del mestiere: un fornello, una grande pentola contenente l’olio per la frittura, un ripiano con le panelle già pronte in bella mostra e un recipiente di latta per il sale. Presenti in ogni angolo di strada, non c’è vicolo della città che non dia la possibilità di gustare queste deliziose frittelline servite con una spolverata di sale ed a piacere qualche goccia di limone.
In passato le postazioni strategiche dei “panellari” erano davanti alle scuole dove, già prima dell’inizio delle lezioni, gli studenti non disdegnavano fare colazione con un sostanzioso panino con le panelle.
Difficile a credersi, ma le panelle hanno oltre mille anni di storia! Furono gli Arabi, esperti gastronomi, dominatori della Sicilia fino all’anno 1000, a sperimentare la tritatura dei semi dei ceci per ricavarne una farina che, mescolata all’acqua e cotta, dava vita ad un impasto simile a quello della polenta: la “panella”.
Consumate in particolar modo dal popolino, spesso come unico pasto quotidiano, vista la semplicità degli ingredienti per la preparazione: acqua e farina di ceci (consumata in sostituzione della carne, perché troppo costosa), originariamente le panelle erano chiamate “piscipanelli” perché venivano realizzate per lo più a forma di piccolo pesce, dando l’illusione dell’irraggiungibile frittura di pesce, troppo cara a quel tempo per la maggior parte della popolazione.
Ma maestri “panellari” hanno sfamato ed appassionato non solo la povera gente ma anche personaggi illustri: la Casa Reale, Luigi Pirandello, Leonardo Sciascia, e poi ancora uomini politici e di grande potere. E’ proprio vero, le deliziose frittelle di ceci, travalicano, con il loro gusto superlativo, ogni differenza di censo e di cultura.
Una curiosità
In passato i panellari erano soliti incidere sull’impasto dei motivi floreali mediante l’utilizzo di stampi in legno intarsiati di forma rettangolare. L’impasto veniva spalmato sulle tavolette, fatto asciugare e poi fritto. Tale prassi, non aveva uno scopo puramente decorativo, ma serviva a garantire ai clienti la “freschezza” della panella, dal momento che dopo qualche minuto dalla cottura il disegno di fatto spariva… Insomma una specie di marchio di garanzia per la panella doc!
La ricetta della Panella Siciliana
Ingredienti per 50 panelle
1,5 l di Acqua
10 panini rotondi al sesamo
500 gr di farina di ceci
Olio di semi q.b.
Pepe q.b.
Sale
Prezzemolo
Procedimento
Setacciate la farina di ceci in una pentola con acqua fredda, mescolate omogeneamente con una frusta, a fiamma spenta, in modo da non far formare grumi. Aggiungete sale e pepe e continuate a mescolare, quindi accendete il fuoco a fiamma media, stando attenti a non far aderire il composto alla pentola. Quando inizierà a bollire, proseguire la cottura per altri 10 minuti circa, il composto dovrà presentarsi sodo e compatto. Aggiungete il prezzemolo e amalgamatelo. Una volta pronto spalmate velocemente piccole porzioni di composto, ancora caldo, su 50 piattini di plastica o stampini rettangolari da plumcake imburrati e rivestiti di carta da forno. Lo spessore dovrà essere di circa 2-3 mm. Lasciateli asciugare per circa 30 minuti, nel frattempo mettete a scaldare abbondante olio di semi e friggete le panelle per pochi minuti, fino a quando saranno dorate da entrambi i lati. A frittura ultimata fate scolare le panelle su di un foglio di carta assorbente. Per finire tagliate i panini a metà e farciteli con le panelle appena fritte rigorosamente ancora calde e fumanti.