Hône, nella bassa Valle d’Aosta, è un paesino di poco più di 1.100 anime nella Valle di Champocher, circondato dalle montagne e dai boschi. Da secoli i suoi abitanti, a Natale, preparano la Micooula, una pagnotta piccola e scura ma prelibata, che dal giorno dell’Immacolata e per tutta la durata delle feste diventa immancabile nei forni e nelle case del borgo. È impastata con farina di segale – che le conferisce il caratteristico colore marrone – mista a quella di frumento, lievito madre, acqua e resa golosa da castagne lesse, fichi secchi, noci spezzettate, uva passa e scaglie di cioccolato fondente.
Inserita tra i Prodotti Agroalimentari Tradizionali della Valle d’Aosta, è una delizia che a Hône viene gustata in qualsiasi momento della giornata: a colazione, bagnata nel caffellatte, da sola oppure insieme ai pregiati mieli regionali (quello di millefiori, delicato e fruttato, o di castagno, più intenso e aromatico), nel pomeriggio, accanto a una cioccolata fumante o una tazza di tè, o a fine pasto con il caffè alla valdostana, aromatizzato con diversi liquori (grappa, punch all’arancia, Genepì) e chiodi di garofano. Molto raffinato l’abbinamento con i formaggi della tradizione locale, dalla celebre Fontina DOP, morbida e dolce, fino ai più decisi come il Fromadzo – anch’esso a marchio DOP –, leggermente salato, e la Toma di Gressoney, dal profumo muschiato.
La Micooula nacque come versione “ricca” dell’umile pane di segale, che in passato nelle zone montuose era molto più diffuso di quello di frumento, poiché la farina di segale resisteva meglio alle temperature rigide. Le massaie lo preparavano all’inizio dell’inverno, lo cuocevano nel forno a legna comunale e lo conservavano per l’intera stagione fredda, inzuppandolo nel latte, nelle minestre o nel brodo quando diventava raffermo. Per le festività natalizie lo rendevano più buono e particolare – micooula nel dialetto franco-provenzale vuol dire proprio “pane un po’ più piccolo e un po’ speciale” – aggiungendo castagne abbrustolite e l’uva nera del Vien de nus, un vitigno tutt’ora coltivato nei dintorni di Aosta. Col tempo l’uva fresca fu sostituita dall’uvetta sultanina, le castagne arrostite da quelle lesse e comparvero i fichi, le noci e il cioccolato.
Oggi c’è chi ammorbidisce l’impasto aggiungendo uova, zucchero e burro, trasformando la Micooula in un dolce vero e proprio, anche se la versione più diffusa e apprezzata rimane quella più semplice.