Nel 2015, 7,3 milioni di italiani festeggeranno il Natale fuori casa, prediligendo menu fissi con sei o sette portate (dati Fipe – Federazione Italiana Pubblici Esercizi), per assaggiare paste ripiene, arrosti, capponi farciti e altre delizie tipiche della tradizione regionale. Quanti trascorreranno il 25 dicembre in un ristorante padovano, avranno un’occasione in più per evitare che gli avanzi di pranzi così abbondanti vadano sprecati: lo scorso 10 dicembre, Ministero dell’Ambiente, Unioncamere Veneto e CONAI hanno presentato la “Family Bag”, la prima doggy bag “all’italiana” per portare a casa ciò che non si riesce a consumare al ristorante. Il progetto pilota prevede la distribuzione dei contenitori all’interno di un centinaio di locali di Padova, ma l’intenzione è di estendere l’iniziativa all’intera regione e in futuro al resto della Penisola.

Secondo un recente sondaggio realizzato da Waste Watcher, l’osservatorio nazionale sugli sprechi di Last Minute Market, gli italiani sono sempre più sensibili al tema del riutilizzo degli avanzi: l’86% degli intervistati ha dichiarato di essere disposto a portare via dal ristorante il cibo rimasto nel piatto, ma il 41% si vergogna a chiedere la doggy bag. “L’introduzione della Family Bag nei ristoranti è un passaggio culturalmente importante – ha dichiarato il sottosegretario al Ministero dell’Ambiente, Barbara Degani –. Family Bag è l’upgrade semantico del più noto doggy bag, e permette non solo di svecchiare il termine ma anche di affrancare il concetto dal ghetto del nostro immaginario e dal pudore di richiederlo a fine pasto”. Il nuovo nome, infatti, dà un valore maggiore al contenuto, cibo in perfetto stato che naturalmente non è destinato agli amici a quattro zampe ma è fatto per essere consumato da tutta la famiglia.

La differenza con le doggy bag non sta solo nel nome, ma anche nella forma: progettate dal CONAI, il Consorzio Nazionale Imballaggi, le Family Bag sono vaschette, buste, scatole e sportine realizzate in materiali riciclati (acciaio, alluminio, carta, legno e plastica), con un design elegante e “di tendenza”. Sul retro, alcune informazioni suggeriscono al consumatore che richiedendole si adotta un comportamento virtuoso su più fronti, evitando che il cibo lasciato nel piatto finisca nel cassonetto, lusingando il cuoco e facendo la propria parte per lo sviluppo dell’economia circolare, “che si basa sulla valorizzazione delle risorse e sulla prevenzione degli sprechi”.

 

www.comieco.org
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“Se avanzo mangiatemi!”: le doggy bag d’autore di Slow Food e Comieco

Va nella stessa direzione il progetto “Se avanzo mangiatemi!” promosso da Slow Food e Comieco, il Consorzio Nazionale per il Recupero degli Imballaggi Cellulosici, che da aprile a ottobre ha visto la distribuzione di 40mila doggy bag in alcuni ristoranti di Milano, Bergamo e Roma. Per realizzare i contenitori antispreco, Comieco ha chiesto aiuto a due nomi di spicco del panorama culturale italiano, l’architetto Michele De Lucchi – suoi il Padiglione Zero, l’Expo Center e il Padiglione Intesa Sanpaolo di Expo Milano – e lo scrittore Andrea Kerbaker – docente di Istituzioni e Politiche Culturali all’Università Cattolica e firma del Corriere della Sera. Insieme i due hanno coordinato un team di professionisti composto dai designer Francesco Faccin, Giulio Iaccheti, Matteo Ragni e Chiara Moreschi e degli illustratori Beppe Giacobbe, Guido Scarabottolo e Olimpia Zagnoli, che hanno realizzato tre contenitori per il cibo e tre per le bevande, più simili a veri e propri oggetti d’arte che a semplici vaschette per gli avanzi. “Il motivo di uno sforzo così importante è semplice – sottolineano da Slow Food –, trasformare una richiesta spesso considerata imbarazzante in un gesto naturale e che porti a ottenere un oggetto prezioso e bello”. Una doggy bag d’autore per dare una seconda vita a cibi cucinati con passione e vini pregiati e contribuire a costruire un mondo più sostenibile.

 

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