
Salutisti ed attenti ad un’alimentazione sana e controllata fin dalle origini della specie? A quanto pare sì e sono i denti sani a dimostrarlo!
È risaputo che in origine gli uomini fossero soliti nutrirsi con radici e frutti spontanei della terra, prima dell’invenzione delle armi che gli permisero di cacciare anche animali di grandi dimensioni. Oggi, grazie ad un team di ricercatori internazionali, fra cui anche scienziati italiani, si è fatta luce su particolari abitudini alimentari dei nostri progenitori che ignoravamo. Si è scoperto che questi ultimi conoscevano bene le piante, utilizzate come nutrimento, molto prima dello sviluppo dell’agricoltura.
Il tutto a partire dalle analisi di composti e microfossili prelevati dalla placca dentale calcificata di antichissimi denti ritrovati. Secondo i ricercatori, il Cyperus rotundus, ad esempio, oggi considerata un’erbaccia, costituiva un alimento primario nella dieta preistorica. Le antiche popolazioni che vivevano nel Sudan centrale avevano compreso le qualità nutrizionali, oltre che medicinali, di questa e molte altre piante, ben prima dello sviluppo dell’agricoltura.

“Estraendo e analizzando il materiale prelevato da campioni di antiche placche dentali abbiamo scoperto che questa pianta in passato era usata come cibo“, spiega Karen Hardy, prima autrice dello studio, “Non solo. Abbiamo scoperto anche che queste persone mangiavano diverse altre piante, e abbiamo trovato tracce di fumo di cottura e di fibre di piante masticate per preparare materiali e oggetti“.
Dettagli che, secondo la studiosa, “provano che gli uomini preistorici avevano una comprensione dettagliata delle piante ben prima dello sviluppo dell’agricoltura“. Le ricerche suggeriscono inoltre che l’abilità della pianta di inibire lo Streptococco mutans, batterio che contribuisce alle carie, potrebbe aver contribuito all’inattesa bassa incidenza di carie rilevata analizzando i resti presenti nelle sepolture.
La ricerca, pubblicata su Plos One, è stata condotta dall’Università autonoma di Barcellona e dall’Università di York, mentre gli scavi dei 5 siti preistorici di Al Khiday sono stati diretti da Donatella Usai, dell’Istituto italiano per l’Africa e l’Oriente di Roma. All’analisi dei microfossili trovati nei denti ha contribuito anche Anita Radini, archeobotanica dell’Università di Leicester. Al centro del lavoro, un’area posta lungo il Nilo Bianco, in Sudan, occupata fin dal 7000 a. C. e con centinaia di sepolture pre-Mesolitiche e Neolitiche.
“Quello di Al Khiday è un sito unico nella valle del Nilo, dove un folto gruppo di persone ha vissuto per migliaia di anni” – commenta Donatella Usai – “Lo studio dimostra che queste persone facevano buon uso delle piante selvatiche come cibo”. La scoperta contribuisce inoltre a modificare l’idea che avevamo della dieta preistorica pre-agricola, che si pensava basata essenzialmente sul consumo di carne e che è in realtà molto più “verde” di quanto si crede.
Fonte: adnkronos