La carne, nelle dosi giuste, è fondamentale per un’alimentazione equilibrata e la salute delle persone. Il consiglio viene dalle principali associazione di produttori di carni e salumi delle tre filiere italiane più importanti (bovino, suino e avicolo), Assica, Assocarni e UnaItalia e sarà il tema di una campagna di comunicazione sulle proprietà della carne e dei salumi, denominata carni sostenibili e sull’impatto ambientale della loro produzione contro i pregiudizi diffusi. Le tre associazioni, infatti, hanno deciso di scendere in campo per fare chiarezza sulla “carnefobia”, la paura di mangiare carne e salumi, sempre più diffusa e radicata. Negli ultimi anni si è diffusa l’idea che mangiare carne fa male e ancor di più che la sua produzione abbia un notevole impatto ambientale. Per sfatare luoghi comuni e paure, le tre associazioni hanno commissionato il rapporto “La sostenibilità delle carni in Italia” nell’ambito della quale i ricercatori hanno messo a punto la Clessidra Ambientale, un approccio innovativo al rapporto tra nutrizione umana e tutela ambientale.
“La carne e i salumi, consumati secondo il modello della dieta mediterranea, rappresentano importanti fonti di proteine e di altri micronutrienti solitamente assenti (vitamina B12) o poco rappresentati (zinco, selenio, B2, PP) o scarsamente disponibili (ferro) nei prodotti di origine vegetale” – sostiene la nutrizionista Evelina Flachi, Specialista in Scienza dell’Alimentazione, intervenuta alla presentazione del Rapporto – “Tutti questi elementi svolgono un ruolo importante per il mantenimento in buona salute dell’organismo e per un suo ottimale funzionamento.”
I principali pregiudizi sul consumo di carne, in Italia come in altri Paesi del mondo, sui possibili effetti negativi sulla salute derivanti dal consumo di carne ci spingono a mangiarne sempre meno. Il Rapporto evidenzia come l’aumento di alcune patologie croniche quali, ad esempio, diabete, sovrappeso, obesità ed ipertensione, sia da ricercare non tanto e non solo nel consumo (spesso eccessivo) di carne ma in stili di vita negativi, sedentarietà e consumo sistematico di cibi ipercalorici (ricchi di zuccheri e grassi), il cui consumo è cresciuto in controtendenza alla diminuzione di quello della carne.
“Per quanto riguarda la correlazione fra il consumo di carne e l’insorgere di certe patologie tumorali, è importante ricordare che gli studi condotti dal World Cancer Research Fund e dal The Institute of Cancer Research – primari Istituti di ricerca internazionali – hanno dimostrato che la relazione fra il consumo di carne e tali patologie non è dimostrabile per le quantità suggerite da una dieta equilibrata.” – ha dichiarato Stefano Zurrida, Professore Associato di Chirurgia Generale, all’Università degli Studi di Milano –“Queste corrispondono a 100-120 g al giorno, una quantità in linea con il consumo reale degli italiani, che possono quindi beneficiare degli apporti nutrizionali della carne senza doversi preoccupare di un ipotetico rischio salute legato alla sua assunzione”.
La carne rossa
La carne rossa
Tra i principali imputati c’è la carne rossa, sempre più demonizzata. E’, invece, ricca di minerali e vitamine, fondamentali per le principali funzioni dell’organismo. La carne di Manzo, Vitello e Montone, infatti apporta potassio, calcio e ferro, nonché la vitamina “A” importantissima per la salute degli occhi, della pelle, delle ossa e per il sistema immunitario. E poi ancora vitamine “B”, “D” e “K”oltre che minerali come cromo, rame, magnesio e selenio, acido folico e acidi grassi. 85 gr di carne di manzo, la razione settimanale consigliata (a cui aggiungere altri alimenti proteici), apportano 240 calorie, 19,7 gr di grassi, 14,5 gr di proteine e ben 57, 8 mg di sodio.
Se non si mangia il grasso che resta attaccato alla carne, il contenuto di grassi si riduce notevolmente. Dunque la carne fa bene (se mangiata secondo le dosi consigliate) e non inquina più della produzione di frutta e verdura, come è emerso dalla Clessidra Ambientale. In un modello alimentare corretto il carbon footprint delle proteine (cioè le emissioni di CO2 per kg di carne o altre proteine animali) è pari a 7,5 kg di CO2 equivalente, un valore in linea con quello di frutta e ortaggi, che arriva a 6,7 kg CO2.
“La Clessidra Ambientale moltiplica l’impatto ambientale degli alimenti per le quantità settimanali suggerite dalle linee guida nutrizionali INRAN (oggi CRA-NUT) più recenti e disponibili che prendono a modello la Dieta Mediterranea, e mostra come mangiare carne in giusta quantità non comporti un aumento significativo dell’impatto ambientale” – ha dichiarato Massimo Marino, Socio fondatore di Life Cycle Engineering, responsabile tecnico del progetto – “Se si segue il giusto modello alimentare, infatti, l’impatto medio settimanale della carne risulta allineato a quello di altri alimenti per i quali gli impatti unitari sono minori, ma le quantità consumate decisamente maggiori”.