Sono convinto che tutti, ma proprio tutti gli italiani abbiano preparato almeno una volta la carbonara. È una di quelle ricette che fa sognare, anche quando non è realizzata bene. Piace la pancetta croccante, la magia dell’uovo, la sapidità del formaggio e tutta quella salinità che avvolge il palato, marcandolo con decisione. La carbonara non è mai banale, può essere fatta in modo scorretto, con l’uovo che diventa una frittata, con i più imbranati che ricorrono al latte o alla panna perché l’uovo rimanga liquido, ma, alla fine, quale che sia la strada scelta, il risultato è sempre accettabile. Ovviamente farla bene è tutta un’altra storia.
Roma vince con un trio da urlo: amatriciana, cacio e pepe e, per l’appunto, la mitica carbonara. Ma la prima è una brutta bestia, perché i bucatini non si attorcigliano mai bene sulla forchetta e scappano schizzando di sugo ovunque, cravatta e camicia comprese. La cacio e pepe è vigorosa e intensa, come una notte d’amore, ma il pepe può anche risultare un cazzotto per chi non ha un palato forte. Resta, quindi, la terza ed è curioso notare che, mentre le altre due hanno una lunga storia popolare alle spalle, la carbonara è nata soltanto alla fine della seconda guerra mondiale. Gli americani, sbarcati in Sicilia, risalirono pian piano la Penisola e, arrivati all’altezza di Roma, sposarono il loro bacon con le uova e la pasta italiane: non esiste, infatti, traccia scritta della ricetta prima di allora.
La carbonara è l’ennesimo capolavoro nato per caso, ma subito adottato da tutti, talmente la sua bontà convince il palato. La vera difficoltà di questo piatto è che ciascuno di noi ha provato a cucinarlo almeno una volta e pensa di saperlo fare bene. Ma proprio perché gli ingredienti sono pochi e l’uovo è difficile da gestire, renderlo perfetto non è cosa da poco.