Calato il sipario sulle festività natalizie ci si ritrova in molti a fare i conti con la bilancia! Gli esperti consigliano per una dieta disintossicante alimenti drenanti e depurativi per consentire all’organismo di depurarsi a fondo e di eliminare le tossine. Tra questi un posto d’onore spetta ai carciofi.
Molto usati in cucina per le sue proprietà organolettiche, accompagnano con gusto prelibati antipasti, ad esempio come ripieno di torte rustiche; primi piatti, come il risotto ai carciofi, ma anche secondi piatti, come sfiziosi contorni, preparati rigorosamente nel rispetto delle tradizioni locali: come non citare i carciofi alla giudea romani, oppure quelli in pastella tipici della cucina napoletana e i famosi carciofini sott’olio.
Importanti alleati del fegato, lo depurano dal grasso, inoltre la presenza di cinarina, la sostanza che da il classico sapore amaro ai carciofi, stimola la secrezione biliare e regolarizza le funzioni intestinali. Hanno anche un discreto effetto diuretico che facilita lo smaltimento delle tossine e sono ricchi di minerali: sodio, potassio, calcio, fosforo, ferro, zinco, vitamine A, B e C.
Ma la proprietà più riconosciuta al carciofo è senz’altro quella digestiva, infatti è spesso impiegato per tisane depurative e che aiutano a digerire o anche liquori, basti pensare al ben noto amaro Cynar, prodotto con foglie di carciofo.
Dalle origini molto probabilmente siciliane, risalenti al I secolo a.C., alcuni testi attestano che il carciofo inizia ad essere consumato in Italia a partire dal 1400 per opera di Filippo Strozzi che lo introdusse nel napoletano. Negli anni la coltivazione del carciofo si diffuse prima in Toscana, Caterina de’ Medici amava particolarmente i cuori di carciofi, e successivamente in molte altre regioni e paesi. I carciofi erano particolarmente apprezzati anche da Luigi XIV. Tipica delle aree del mediterraneo la cynaria, la pianta selvatica del carciofo, era ben nota ai greci e ai romani che le attribuivano poteri afrodisiaci. Il mito racconta che il nome della pianta trae origine da Giove che adirato per il rifiuto della ninfa Cynara a concedersi la trasformò in un fiore spinoso molto simile al carciofo. Un ortaggio che, per la maggior parte delle varianti, si presenta al tatto duro e con foglie appuntite, da qui il suo nome attuale che deriva dall’ arabo “al-kharshuf“, ovvero «pianta che punge».
Ogni anno ne vengono prodotti quasi 2 milioni di tonnellate, in particolar modo nell’area del Mediterraneo. L’Italia ha il primato mondiale nella produzione, con circa il 30%, tra mammole romane, violetti di Toscana, spinosi di Liguria per elencare le varietà più diffuse. Ma anche i carciofi romaneschi sono molto diffusi, grossi e rotondi proprio per la loro forma sono particolarmente adatti per essere cucinati ripieni.
Ma i carciofi in cucina sono davvero molto versatili, come contorno per un piatto di carne o di pesce, vengono utilizzati per mille ricette diverse: alla romana, alla giudia, alla siciliana, fritti, arrostiti, per citare alcune delle ricette più note. Quando sono piccoli e teneri invece, è consigliabile mangiarli crudi in pinzimonio: tagliati a fettine, possono essere conditi in modo molto semplice con un filo d’olio, limone o anche qualche fogliolina di menta.
Molto utilizzati anche nel campo della cosmetica, il succo di carciofi nutre e tonifica la pelle, specie quella devitalizzata e foruncolosa.