shutterstock_275521508La sharing economy o consumo collaborativo è un insieme di pratiche di scambio o condivisione di beni o servizi che propongono un’alternativa al consumo senza criterio. Si tratta di iniziative che hanno spesso l’intento di ridurre l’impatto sull’ambiente. Sono nati in questi anni numerosi ed interessanti esempi. È possibile ridurre le spese di viaggio facendosi ospitare o condividendo la propria vettura. Le persone che amano l’avventura e vogliono scoprire il mondo limitando le spese, possono fare couchsurfing. Chi sceglie questo tipo di viaggio viene ospitato gratuitamente nella casa di un utente del sito di riferimento. ottenendo un risparmio economico da un lato e un guadagno in termini di scambio interculturale e conoscenza di usi, costumi e territorio dall’altro.

shutterstock_360738494Ora c’è una novità, la possibilità di offrire la propria casa trasformandola, per una sera, in ristorante. Scelgono questa originale soluzione persone appassionate di cucina, che amano avere ospiti a cena e che desiderano aprire le porte della propria abitazione a commensali sconosciuti. Per alcuni può diventare anche un business.

Questa pratica, che viene definita social eating, si dirama attraverso il vecchio e sempre vincente passaparola, ma anche attraverso siti specializzati. Un’uscita a cena originale per i clienti, che hanno così l’occasione di conoscere persone, magari abbinato al couchsurfing, può essere un modo molto divertente di viaggiare conoscendo sempre persone nuove.
A volte i padroni di casa, oltre a preparare un ottimo menù, organizzano anche l’intrattenimento per la serata, magari invitando un cantautore della scena musicale della propria città.

shutterstock_398214244Partecipare a queste cene significa trovarsi in una tavola di quattro persone o anche in tavolate numerose, dipende dalle dimensioni della casa e dalle capacità di chi ospita i commensali.  Il prezzo medio non è particolarmente alto, si aggira intorno a 25/30 euro a testa, per un menù che comprende anche il vino accuratamente abbinato.  I siti più conosciuti sono Vizeat, Eatwhit e Gnammo. Le prime due utilizzate per ora principalmente all’estero, la terza invece è la prima piattaforma nata proprio in Italia e che sta riscuotendo un buon successo.

Su quest’ultima i cuochi ottengono dei punteggi che sono indicativi dell’ospitalità e delle capacità culinarie offerte. Dopo aver partecipato ad una serata, viene infatti richiesto di lasciare un feedback che possa essere utile per descrivere le capacità dell’ospite e per far sì che acquisti credibilità. Naturalmente una valutazione viene data anche al cliente che su questa piattaforma viene chiamato ‘gnammer’.

Il social eating potrebbe essere il futuro, sicuramente al momento è una curiosa novità per gli amanti della tavola e delle compagnia.

 

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