Quasi nessuno ci pensa ma il pomodoro è l’alimento che molto più di altri viene consumato quotidianamente e in gran quantità sia crudo che cotto. Tagliato a fettine è il principe dell’insalata caprese, oggi uno dei piatti simboli dell’italian food ma anche sempre più presente nel menù settimanale delle famiglie. Sempre crudo e a fettine è uno degli ingredienti di panini e hamburger di mezzo mondo, così come è immancabile nelle insalate, non solo più estive, in cui abbonda, perché è disponibile tutto l’anno. La bruschetta al pomodoro, ad esempio, su cui è utilizzato crudo, è considerata uno degli antipasti per eccellenza, e di recente è entrata di prepotenza, nelle forme più diverse, negli happyhour. E’ quasi superfluo ricordare che la forma cotta più diffusa e consumata è come condimento della pizza. Non sono da meno i sughi a base di pomodoro, di cui la salsa classica o il ragù ne sono diventati i portabandiera.

Tasty canned and fresh tomatoes on wooden tableE se gli inglesi lo preferiscono centrifugato, da bere a colazione come a cena, per i cugini francesi è la base delle principali salse (il colì di pomodoro è la più famosa), gli spagnoli non riescono a far a meno del pane e pomodoro.

Secondo lo scrittore napoletano Luciano De Crescenzo “La scoperta del pomodoro ha rappresentato, nella storia dell’alimentazione, quello che, per lo sviluppo della coscienza sociale, è stata la rivoluzione francese”.

Se oggi nelle cucine di mezzo mondo si usa il pomodoro tutto l’anno lo dobbiamo a Napoleone. O meglio alla sua seconda moglie Maria Louise, che rifiutando di seguire il marito in esilio scelse di vivere in Italia, dove ricevette il Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla, portandosi dietro il suo cuoco, Jean Gabriel Leblanc, perché non riusciva proprio a fare a meno della salsa di pommes d’amour.

E’ il 1832 quando il cuoco che prese il suo posto Vincenzo Agnoletti, in un ricettario del tempo raccomandava l’uso dei pomodori conservati  sotto forma di passata per poterli usare tutto l’anno. Da allora il pomodoro è il protagonista indiscusso delle cucine e delle tavole di tutto il mondo, da Città del Capo (in SudAfrica) al Polo Nord (gli eschimesi ne vanno pazzi).

Il successo del pomodoro e della passata, però, lo si deve a Napoli, da sempre capitale del mangiar bene, perché fu qui, che la pasta e la pizza, rispettivamente regine dello street food del ‘800 e del ‘900, sono entrate nella dieta quotidiana. I napoletani ne decretarono da subito il successo, pur dovendo spendere un soldo in più, per avere la pasta al pomodoro dai “vermicellai” o dai “maccheronari”, i venditori di pasta ambulanti, e qualche anno più tardi la pizza perché con il “sugo di pomodoro” avevano tutto un altro sapore.

Sempre da Napoli, grazie all’intuizione di Francesco Cirio, che nel 1875 iniziò la produzione di pomodori in scatole di latta, le conserve iniziarono a diffondersi in tutte le case, anche le più povere. Con la sua diffusione il pomodoro era divenuto anche un elemento importante dell’economia domestica: tanto che è una delle preparazione artigianali che più di ogni altra si tramanda di generazione in generazione.

 

 

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