Prima era prerogativa di self service e tavole calde, poi è diventato il protagonista di buffet e pranzi di lavoro. Oggi, neanche troppo timidamente, sta conquistando le tavole domestiche. Secondo la SINU, Società italiana di nutrizione umana, sostituirà sempre di più le portate tradizionali. Addio, dunque, a primo, secondo e contorno a favore di un’unica portata in cui sono presenti tutti gli alimenti per un pasto completo. I nutrizionisti italiani sono convinti che “per cercare di sconfiggere le malattie del benessere quali l’obesità, il diabete, l’ipertensione arteriosa e l’arteriosclerosi, ogni persona dovrebbe tenere sotto controllo quanto e cosa mangia, cosa che non è sempre agevole e possibile”.
Il “piatto unico”, secondo gli esperti della nutrizione, è la soluzione ideale perché in una sola portata sono contenute tutti gli alimenti e le quantità necessarie al proprio regime dietetico. Di questo tema di grandissima attualità se n’è parlato il 16 maggio a Genova nell’ambito del convegno “Piatto unico / unico piatto. Il valore nutrizionale alle luce dei nuovi Larn” promosso dalla sezione regionale della Sinu con il patrocinio di Regione Liguria, Comune di Genova, Asl3 Genovese, Camera di Commercio e Ordine dei tecnologi alimentari di Liguria e Lombardia oltre che con il contributo di Coop Liguria, il Consorzio di Tutela dell’Olio Dop Riviera Ligure e Genova Gourmet.
“Nel mondo occidentale – si legge in una nota della Sinu – l’abbondante disponibilità di cibo per buona parte della popolazione, da un lato ha allungato la durata media della vita ma dall’altro ha determinato un notevolissimo aumento della prevalenza delle cosiddette malattie del benessere. Per la lotta contro l’obesità e le malattie metaboliche, è possibile intervenire specificatamente sulla morfologia e sulla tipologia del pasto – questa la tesi dei Nutrizionisti – lasciando la quantità di cibo soltanto sullo sfondo. Quest’ottica potrebbe rappresentare una efficace prevenzione se non addirittura una terapia e quindi, sapendo gestire la morfologia dei pasti, nel rispetto dell’equilibrio tra marco e micro nutrienti, si potrebbe trovare l’antidoto alle principali patologie alimentari”.
Insomma avere davanti più portate, spesso non controllate, attingere senza misura al cestino del pane, servirsi liberamente da pentole e tegami di pasta, carne, uova, contorni o dei formaggi dal tagliere, spesso ben presentati e allettanti alla vista, ci porta a mangiare più del previsto, apportando non solo una maggiore energia all’organismo ma anche quantità di cibo in eccesso.
La tesi degli esperti della Sinu nasce dall’applicazione dei nuovi Larn – i livelli di assunzione di riferimento di nutrienti ed energia per la popolazione italiana, messi a punto nel 2012 proprio dalla Società Italiana di Nutrizione Umana.
Cosa sono i Larn?
I “Larn” sono raccomandazioni sull’alimentazione elaborate da 100 esperti sotto la guida e il coordinamento scientifico della Sinu e dell’Inran, l’Istituto nazionale per la Ricerca sugli alimenti e la nutrizione. La novità dei Larn è nella definizione di “livelli di sicurezza” per l’assunzione di ciascun nutriente, diversamente da come avvenuto in passato che si tenevano in considerazione quantità e calorie. Introdotti per la prima volta in Italia nel 1976, i livelli di riferimento per i nutrienti sono stati ideati negli Stati Uniti nell’immediato dopoguerra, con il nome di RDA (Recommended Daily Allowance, dose giornaliera raccomandata) dal Food and Nutrition Board dell’Accademia delle Scienze americana, per fornire ai cittadini le indicazioni necessarie alla prevenzione delle principali patologie generate da carenze nutritive. Dopo l’ultima revisione del 1996 la Sinu ha elaborato delle nuove indicazioni in base ai radicali cambiamenti avvenuti negli ultimi due decenni negli stili di vita e le abitudini alimentari.