Gustato fumante è l’ideale per scaldarsi nelle giornate d’inverno, ma è ottimo anche in estate, servito freddo o tiepido. Il minestrone alla milanese è una ricetta che segue l’avvicendarsi delle stagioni, cambiando i suoi ingredienti in base a ciò che offre la terra nei differenti periodi dell’anno.
Particolarmente sostanzioso grazie alla presenza del lardo e della cotenna di maiale, è consumato naturalmente come piatto unico ed è reso ancora più completo dal riso, elemento caratterizzante di questa ricca pietanza, che va aggiunto a fine cottura.
Parte integrante della storia culinaria della Lombardia, il minestrone è uno dei “prodotti gastronomici tradizionali milanesi” tutelati dal Riconoscimento De.Co. (Denominazione Comunale), al pari della costoletta, dei mondeghili – bocconcini di carne di manzo tritata e mortadella di fegato, talvolta definiti erroneamente “polpette” –, dei rostin negàa – nodini di vitello “annegati” nel vino – e della barbajada, una bevanda a base di cioccolato, caffè e latte, diffusissima nel XIX secolo per accompagnare i dolci.
La prima testimonianza scritta riguardante la preparazione del minestrone risale al 1839, quando Francesco Cherubini lo cita nel suo Vocabolario milanese-italiano, definendo Minestrón o Menestrón “quella minestra in cui entrano in compagnia riso, fagioli, cavoli cappucci, e spesso anche sedani, carota e altro”. I contadini che abitavano nelle campagne dei dintorni di Milano e in Brianza lo cucinavano nelle loro case, prendendo direttamente dall’orto fagioli, cavolo verza ed erbette varie, tra cui rosmarino e salvia. Questo piatto economico ma nutriente era poi cotto sul camino per molte ore – sei o sette –, fino a raggiungere una consistenza quasi cremosa.