Pomodori maturi, peperoni rossi o verdi – se si preferisce un gusto più deciso – e cetrioli. Combinando questi tre ortaggi estivi, saporiti e nutrienti, nasce una tra le più celebri specialità della cucina spagnola: il gazpacho. Questa semplicissima zuppa fredda di verdure crude, insieme alla paella, rappresenta il piatto iberico più gettonato al mondo: diffusissimo anche nel nostro Paese, nei bar e locali italiani è protagonista di happy hour e aperitivi, servito in bicchieri di vetro – spesso con l’aggiunta di ghiaccio – e accompagnato da crostini di pane, gambi di sedano e fettine di pomodoro. Ma in patria il gazpacho si mangia a pranzo o a cena e i ristoranti di Madrid, Barcellona, Siviglia lo propongono nel menu del giorno, proprio come una normale minestra.
In passato cucinarlo richiedeva tempo, dal momento che i vari ingredienti andavano sminuzzati lentamente con il mortaio e pestello; oggi invece può essere preparato in poche mosse con il frullatore, unendo agli ortaggi mollica di pane raffermo bagnata e strizzata, aglio, cipolla, aceto e olio extravergine d’oliva, sale e pepe, fino a ottenere una crema dalla consistenza piuttosto liquida. La ricetta classica è originaria dell’Andalusia, ma in Spagna ogni località ha la sua versione: nell’Estremadura meridionale, ad esempio, troviamo il peperoncino al posto del pepe e l’aggiunta del finocchio, a Cordoba la variante senza pomodoro, in Sierra Morena e Sierra de Huelva quella fatta solo con ortaggi verdi, come avocado, spinaci e porri.