La sua storia millenaria, paragonabile solo a quella del pane e del riso, lo rende a pieno titolo un cibo sociale ancor prima che alimento. È il couscous, il “piatto nazionale” del Nord Africa ed in particolare del Maghreb, a cui si fanno risalire le origini tra il VII e il IX secolo d.C. La leggenda però ne data la diffusione almeno a 1000 anni prima, tra il 970 e il 930 prima di Cristo. Si racconta che il biblico Re Salomone se ne nutriva per attutire le pene sentimentali procurategli dalla Regina di Saba. Come lo spezzare il pane ebraico e poi cristiano, o la condivisione del riso per la cultura orientale, il couscous è il piatto dell’agape.
Finger food ante litteram, infatti, nel mondo arabo veniva (e viene ancora oggi) consumato insieme agli altri commensali attingendo da un piatto comune e facendo delle palline con tre dita, seguendo le indicazioni del Corano che ne descrive anche la ragione: “con un dito mangia il diavolo, con due il profeta e con cinque l’ingordo“. Il couscous è nato come alimento povero, un lontano “cibo di strada” che le popolazioni nomadi dell’Africa Nord Occidentale – gli attuali Niger, Mali e Mauritania – consumavano per necessità, prima della sosta notturna nella tenda, avendo a disposizione per sfamarsi soltanto grano e poco altro.