Un’incursione tra i sapori della Bassa Mantovana, terra dalla tradizione culinaria ricchissima e variegata, nata dall’incontro tra la cultura umile dei contadini e quella raffinata della dinastia Gonzaga. È ciò che attende coloro che sabato 12 e domenica 13 settembre si ritroveranno a Pomponesco (Mantova) per la prima edizione di “Golene Golose”, un’intensa due giorni interamente dedicata all’enogastronomia di questo angolo di Lombardia.
Organizzata dalla cooperativa locale “Lunezia” e promossa dalla Regione con il patrocinio di Slow Food, l’iniziativa vuole essere una “grande festa della gola”, ma soprattutto un’occasione per valorizzare e promuovere le tradizioni della Golena mantovana, l’area racchiusa tra la sponda destra e sinistra del Po dove sorgono Pomponesco, Sabbioneta, Felonica e gli altri comuni della “Bassa”.
La cucina mantovana: i prodotti della terra con un tocco ‘aristocratico’
La cucina mantovana: i prodotti della terra con un tocco ‘aristocratico’
La zucca, coltivata da centinaia di anni nelle campagne a ridosso del Po; la cipolla di Sermide, dorata e dall’aroma intenso; la mela campanina, una varietà di piccole dimensioni, quasi scomparsa nel dopoguerra e oggi oggetto di recupero; i frutti zuccherini come il melone, nella tipologia liscia o retata, e la pera, attualmente tutelata dal marchio IGP. Da sempre caratterizzata dall’abbondanza dei prodotti della terra, la cucina mantovana assunse sotto il dominio dei Gonzaga i tratti che la caratterizzano tutt’ora. La nobile famiglia – che governò sulla città e sui borghi vicini per quasi quattro secoli, dal 1328 al 1707 – introdusse, infatti, numerosi elementi ‘aristocratici’ come le spezie (senape, cannella, noce moscata), l’uvetta sultanina e l’utilizzo dello zucchero nelle pietanze salate, una tendenza in voga nelle classi più agiate sin dall’epoca medievale. Nacquero così celebri specialità che durante il prossimo weekend sarà possibile assaggiare nella grande Piazza XXIII Aprile di Pomponesco – famosa perché nel 1976 Bernardo Berlolucci qui girò alcune scene del suo Novecento –, proposte dalle osterie e dalle botteghe della zona all’interno di caratteristici ristoranti a cielo aperto.
Tra i piatti forti la famosa mostarda mantovana, una sorta di marmellata ‘piccante’ preparata facendo macerare la frutta nello zucchero e aromatizzandola con la senape, e i diversi tortelli nei quali viene racchiusa: quelli di zucca, innanzitutto, simbolo della gastronomia locale, farciti con zucca bollita, amaretti, mostarda, Grana Padano e noce moscata e conditi con burro fuso; il turtel sguasarot ripieno di castagne, fagioli e mostarda, chiamato così perché “sguazza” in un sugo dolce di vino cotto e conserva di prugne, servito sia come primo che come dessert; il tortello della “Possenta di Ceresenara”, dal nome della Patrona del paese, che nasconde una farcitura di ciliegia, ricotta, mostarda di frutta e ortaggi, ed è accompagnato da una spolverata di formaggio e burro fuso. Spazio, ancora, al meno noto Cappone Stefani, un’insalata di carne sfilacciata e condita con un’emulsione di olio, aceto, succo di limone, uvetta e cedro candito, ideata nel Rinascimento da Bartolomeo Stefani, cuoco alla corte di Carlo II Gonzaga-Nevers; al ricco bollito misto con la polenta e la mostarda e al luccio alla Gonzaga, pescato nelle acque del Lago di Garda, lessato in acqua con aceto, alloro e servito con una salsa di aceto, peperoni, capperi e aglio. E infine ai dolci: la sbrisolona, una torta friabile e molto bassa, fatta con mandorle, farina bianca e gialla, zucchero, burro, uova e limone grattugiata, e la particolarissima torta di tagliatelle, in cui la pasta all’uovo viene alternata, a strati, con mandorle, zucchero, burro e liquore dolce.
I panettieri sforneranno, invece, specialità ‘povere’ come il tiròt, una focaccia impastata con lo strutto e abbondanti cipolle bianche, tipica del comune di Felonica, e il luadèl, un piccolo panino croccante fuori e soffice all’interno, che in passato veniva utilizzato per testare la temperatura del forno prima di cuocere il pane. Fragranti bontà da gustare assieme ai salumi – altro vanto della gastronomia mantovana ereditato dalla vicina Emilia –, tra cui il gras pìstà, lardo di maiale tritato al coltello con aglio, e le gréppole, pezzi di carne e grasso di maiale cotti ed essiccati.
A fare da contorno al sontuoso banchetto la mostra-mercato di prodotti locali, con la vendita di specialità tradizionali e dimenticate, visite guidate alla cittadina di Pomponesco, spettacoli e presentazioni di libri. Il programma completo è disponibile sul sito www.golenegolose.it.
La città ideale di Giulio Cesare Gonzaga
La città ideale di Giulio Cesare Gonzaga
Sorto a pochi chilometri dal capoluogo, Pomponesco è un borgo di origine romana che conta appena 1700 abitanti, inserito dall’ANCI tra i “Borghi più belli d’Italia”. Nel 1555 Giulio Cesare Gonzaga fece ricostruire la località seguendo i principi umanistici della ‘città ideale’, ricalcando il modello della vicina Sabbioneta: attorno al Castello – di cui oggi restano soltanto le scuderie – si svilupparono in maniera simmetrica e ordinata piazze e strade, secondo una planimetria che è rimasta tutt’ora inalterata. Tra il Settecento e l’Ottocento si insediò a Pomponesco una numerosa comunità ebraica dedita al commercio delle granaglie lungo il Po, la cui presenza è testimoniata dai resti di dimore signorili, della sinagoga e del cimitero.
Nell’imponente Piazza XXIII Aprile oggi sono aperti al pubblico il Palazzo Comunale e la Chiesa Arcipretale di S. Felicita e dei Sette Fratelli Martiri. Da visitare anche la Riserva naturale della Garzaia, istituita nel 1998 su un terreno di 23 ettari, che ospita una fitta vegetazione di salice bianco e numerose specie di uccelli (nitticole, garzette, pettegole e gufi).