Ogni italiano, in media, consuma circa 87 kg di patate l’anno, contro i 102 kg degli inglesi e i 113 dei bielorussi, a fronte di una media mondiale di 31 kg l’anno

Se quella fritta rappresenta la gran parte del consumo, nelle preferenze degli italiani seguono le patate preparate al forno o bollite, generalmente utilizzate per le insalate, e il purè. Il consumo di patate, diversamente da ciò che si possa pensare, anche guardando all’importanza della patata nella tradizione alimentare italiana, avviene principalmente fuori casa: nella ristorazione, dove è uno dei contorni più richiesti, nel food service (mense, ospedali, ristorazione collettiva) ma anche nelle paninoteche, dove, appunto, viene servita fritta. Con 11 milioni di tonnellate l’anno proprio le patatine fritte detengono il primato del consumo mondiale di patate.

In Italia si producono 17 milioni di quintali di patate di cui 1,8 sono destinati alla trasformazione industriale; di questi ultimi 600mila quintali diventano chips (le patatine fritte confezionate) mentre 1,1 milioni di quintali stick (dati Assopa). Una curiosità: quelle fritte, nel 93% dei casi, sono conservate surgelate. Solo di recente alcuni ristoranti e hamburgherie hanno ricominciato a servirle preparate al momento, sia in chips che stick.

Patate fritte

“È meglio utilizzare patate fresche piuttosto che surgelate – afferma il Prof. Raffaele Sacchi dell’Università Federico II di Napoli –. I consumatori, però, preferiscono sempre di più i prodotti surgelati. Il prodotto dovrebbe essere consumato appena fritto. Vale sempre l’antico suggerimento napoletano del frijendo mangiando e sarebbe indicato passare sempre il fritto nella carta assorbente – il famoso coppo napoletano ha una funzione ben precisa”.

Diversamente da come si pensava in passato, quando addirittura furono ipotizzate malattie derivanti dall’eccessivo uso di patate, soprattutto durante e dopo le guerre, oggi la patata è considerata un toccasana per l’alimentazione. Consigliata nelle diete, soprattutto se lessa, con il suo modesto apporto energetico, pari a 85 chilocalorie, ed un contenuto in grassi particolarmente basso (1%) è senza dubbio da preferire ad altri alimenti. Peraltro questo tubero è ricco di sostanze nutritive. Con i suoi 570 mg per 100 grammi di prodotto, ad esempio, costituisce una delle più importanti fonti di potassio per l’organismo umano. Per il modesto contenuto in fibra grezza, inoltre, è facilmente assimilabile e, quindi, particolarmente indicato nella dieta di bambini ed anziani.

 

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