Fin dall’antichità per commemorare i defunti si usa preparare dei dolcetti speciali seguendo ricette tradizionali per l’occasione. Secondo la leggenda tra l’1 e il 2 novembre i morti vengono a fare visita al mondo dei vivi e, per accoglierli nel miglior modo, si usa preparare le tavole e arricchirle di dolcetti da poter offrire ai defunti.
Le fave dei morti sono piccoli e morbidi biscottini tondi, sono uno dei tanti dolci tipici di questo periodo preparate in Emilia Romagna, Lombardia, Marche, Umbria e Lazio. Il nome deriva da un certo legame che c’è da sempre tra la pianta di fave e il mondo dell’aldilà. Probabilmente i Romani usavano mangiare le fave sulle tombe dei morti e venivano servite come piatti principali ai banchetti dei defunti. La pianta di fave, inoltre, è caratterizzata da radici molto lunghe, che si spingono in profondità e un tempo si riteneva proprio che arrivassero fino al mondo dei morti. Inizialmente le fave, che i Romani pensavano che racchiudessero le anime dei morti, erano tra gli ingredienti principali di questi dolcetti e furono sostituite poi dalle mandorle. L’ingrediente principale oggi infatti è la farina di mandorle secche ottenuta triturandole con infinita pazienza al mortaio. Le fave di morti hanno l’aspetto di un amaretto, ma con una consistenza più croccante.
Nel Nord-Est si usa preparare in questi giorni dei dolcetti simili sia nel nome sia negli ingredienti, le favette dei morti. Sono chiamate anche favette triestine e si differenziano da quelle della tradizione del centro Italia perché sono di diversi colori che simboleggiano proprio il ciclo della vita: quelle bianche celebrano la nascita, quelle rosa, ottenute aggiungendo agli ingredienti l’alchermes, rappresentano la vita e quelle marroni che vedono tra gli ingredienti la presenza di cacao simboleggiano la morte.
Due preparazioni molto simili che attraversano tutta l’Italia e che anche quest’anno andranno ad addolcire le prossime giornate.