Quante volte cracker, latticini, biscotti, scatole di tonno o legumi sono finiti in pattumiera, seppure gli alimenti fossero ancora perfettamente integri nella conservazione, nell’aspetto e nel sapore, solamente perché sulla confezione riportano una data di scadenza precisa?

Non è la prima volta che la redazione di Mangiarebuono affronta il tema della lotta allo spreco alimentare, una tematica che ci sta molto a cuore in tutti i suoi aspetti: sostenibilità, solidarietà, benessere e sviluppo.

Dal 2015 sono in corso studi sulla percezione della data di scadenza da parte dei consumatori e la Commissione Europea sta attualmente lavorando a un’etichetta antispreco che aiuti il cittadino a gestire la propria dispensa, a tutela della salute ma anche a vantaggio dell’ambiente. All’obiettivo finale però siamo ancora lontani.

“Spesso è buono oltre” sarebbe dovuta essere la frase ufficiale, individuata per far vivere più a lungo il cibo, e che già da qualche mese aveva cominciato a circolare anche in Italia al posto di “da consumare entro”, come indicatore di sicurezza, e “da consumarsi preferibilmente entro”, come indicatore di qualità. 

La proposta di indicazione non ha tuttavia convinto tutti gli Stati membri, in particolare a causa della barriera linguistica che porta la dicitura a essere efficace in alcune nazioni, ma poco comprensibile in altri.

L’iter di approvazione dell’etichetta antispreco si è così arenato nelle scorse settimane a Bruxelles per un problema linguistico, considerato così complesso che l’UE ha rinviato a data da destinarsi la decisione sulla nuova segnaletica che avrebbe dovuto allungare la vita degli alimenti. 

Un’occasione mancata, almeno per adesso.

 

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