Sono un classico primo delle feste, spesso protagonisti del pranzo domenicale. Eppure in passato gli gnocchi erano consumati il giovedì, come recita il celebre detto romano, ripreso dal menù che le osterie della Capitale proponevano ai loro clienti: il venerdì, in segno di penitenza per ricordare la passione e morte di Cristo, era dedicato al pesce – in particolare a “ceci e baccalà” –, il sabato alla trippa, così il quarto giorno della settimana ci si preparava ai due successivi, di “magra”, con una portata più ricca e saporita. I ritmi frenetici della vita quotidiana hanno fatto scomparire quasi del tutto tale consuetudine: gli gnocchi vanno preparati e gustati con calma, così negli anni sono diventati il piatto delle occasioni speciali, quando tutta la famiglia si riunisce attorno alla tavola.
Come avviene per la pasta fresca all’uovo, molti italiani amano farli con le proprie mani seguendo le ricette della tradizione, che nel nostro Paese sono numerosissime e variano da una regione all’altra. Se il loro impasto è, infatti, estremamente semplice – a base di acqua e di uno o più tipi di farina – nel corso dei secoli questi piccoli bocconcini hanno subito varie influenze e contaminazioni, tanto che oggi il termine “gnocchi” racchiude pietanze completamente diverse tra loro.