Il vino è tradizione e identità. Racconta un territorio e deve saper trasmettere un’emozione ad ogni sorso. Bianco, rosso, “orange”, “rosè”, fermo o mosso, è il frutto del talento di trasformare il succo di un grappolo in un prodotto di eccellenza, risultato di un mix di tradizione, tecnica, innovazione.
In questo periodo si sente parlare sempre più spesso di vini naturali. Ma sappiamo veramente che cosa sono? Abbiamo provato a fare un po’ di chiarezza con l’aiuto di Giulia Mercatelli, giovane e talentuosa produttrice della valle spoletina: “Seppur non esista un disciplinare, i vini naturali sono il risultato di una lavorazione che esclude, in ogni fase, qualsiasi condizionamento da parte dell’uomo e della chimica. Ciò significa che né in vigna, né in cantina, vengono utilizzati prodotti per alterare quello che la natura ci dona”.
Clima, terroir, fermentazione: ogni elemento che porta all’imbottigliamento di un vino naturale non subisce influenza o limitazione da parte del produttore. Nel vigneto di Giulia Mercatelli anche la potatura ha un suo ruolo e concorre alle caratteristiche finali dei suoi vini. Una scelta molto coraggiosa ed estrema che, se da un lato influisce sulla quantità del prodotto disponibile per annata, dall’altro dona un vino schietto che conserva tutti i sentori della sua terra. “Non è un vino addomesticato – chiosa Giulia. Le uve che raccogliamo vengono portate in cantina, torchiate, affidate ad una fermentazione spontanea che generalmente non richiede l’aggiunta di lieviti. Personalmente utilizzo botti d’acciaio per non alterare le caratteristiche del vino. Ma si possono impiegare anche botti in legno, cemento, persino anfore. Io per scelta, inoltre, non chiarifico e non filtro perché grazie ai travasi durante la luna calante riesco ugualmente ad ottenere un vino pulito”.
La produzione è davvero di nicchia: dalle 4 alle 5 mila bottiglie in base all’annata. I vitigni sono il Trebbiano Spoletino, un prodotto autoctono anticamente “maritato” cioè legato agli olmi, usati come tutori per sorreggere il peso dei grossi grappoli, e un Cabernet Sauvignon che, grazie a una potatura che asseconda lo sviluppo naturale della pianta, regala sentori intensi d’argilla delle colline umbre.