Canned corn in a bowl, and fresh cobsTom Standage, editor dell’Economist per il quale si occupa di affari, finanza e scienza, apre il suo libro “An edible history of hummanity” (Una storia commestibile dell’umanità, Codice Edizioni 2009) parlando del mais. Considerato tra i maggiori esperti mondiali di dinamiche economiche, ha concentrato le sue ricerche sull’influenza dell’alimentazione sulla società e sull’economia. Giornalista e scrittore, autore di numerosi libri, in passato ha lavorato al Guardian, al New York Times e a Wired.  “Basta una torsione del polso per staccarla dallo stelo, senza spreco né trambusto” – continua Standage – “E’ ricca di chicchi gustosi e nutrienti che sono più grandi e numerosi di qualsiasi altro cereale, ed è circondata da un cartoccio che la ripara da parassiti e umidità”. Tom Standage parla del granturco nel primo capitolo del suo libro, tradotto in decine di lingue del mondo, denominato “L’invenzione dell’agricoltura” per raccontare come qualsiasi produzione sia frutto dell’ingegno umano. “L’apparenza inganna: un campo coltivato a mais, o qualsiasi altra coltura, è una creazione umana quanto un microchip, una rivista o un missile. Anche se ci piace pensare che l’agricoltura sia una cosa naturale, diecimila anni fa si trattò di uno sviluppo nuovo”. Per spiegare ancora meglio il suo pensiero, nello stesso libro, lo studioso fa un ulteriore esempio: “La terra arata è un paesaggio tecnologico oltre che biologico”.

 

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