Passeggiare per le strade di Arezzo e allo stesso tempo compiere un viaggio del gusto oltre i confini italiani: sarà possibile farlo il 13, 14 e 15 settembre allo “Streetfood Village”, il festival del cibo di strada ambientato nel Prato di Arezzo, lo splendido parco situato all’interno della Fortezza Medicea.
Organizzato dall’Associazione Streetfood e patrocinato dalla Provincia e dal Comune di Arezzo, l’evento, giunto alla quarta edizione, ha fatto dell’incontro tra storia del luogo e culture lontane il suo punto di forza: nel corso della tre giorni, infatti, oltre a gustare i cibi di strada diffusi nella Penisola e all’estero, i partecipanti avranno l’opportunità di fare un tuffo nel passato visitando chiese e monumenti del centro storico aretino – dal Duomo alla casa-museo di Francesco Petrarca, dalla Basilica di San Francesco con gli affreschi di Piero della Francesca fino a Piazza Grande con le Logge del Vasari.
Il vero protagonista della manifestazione sarà però lo Street Food, in particolare i piatti provenienti dalla Spagna, dal Messico, dall’Argentina e dai Paesi dei Balcani, insieme, naturalmente, alle specialità toscane e delle altre regioni italiane.
L’Associazione Streetfood e la cucina delle radici
L’Associazione Streetfood e la cucina delle radici
Un cibo è in grado di dire molto sul Paese e sul contesto sociale dal quale ha avuto origine: sulla base di questa idea nel 2004 Massimiliano Ricciarini, giornalista e ricercatore presso il Polo Aretino dell’Università di Siena, dà vita al progetto Streetfood. Nel 2008 nasce l’associazione omonima, che da cinque anni porta avanti l’obiettivo di proporre un’alternativa sana alla globalizzazione, nel nome della sostenibilità e della cucina sana e genuina. La Onlus recupera pietanze in via di estinzione e mette in risalto quelle amate ancora oggi, non solo nel nostro Paese.
Particolarmente importante è l’opera di educazione alimentare effettuata nelle scuole, dove gli esperti di Streetfood insegnano ai più piccoli a conoscere e apprezzare alimenti che rappresentano le nostre radici: perderli e cedere a una cultura di massa, che impone il cosiddetto junk food – il cibo spazzatura – vuol dire dimenticare un pezzo della nostra storia.
La piadina romagnola, la pizza napoletana, gli arancini siciliani, la torta al testo umbra, il castagnaccio non sono semplicemente piatti da assaporare in piedi, ma racchiudono le più antiche tradizioni della cucina italiana.