Il cucchiaio di legno è un collaboratore silenzioso nella preparazione di così tanti pasti che ormai lo diamo per scontato. Non gli riconosciamo il merito delle uova che ha strapazzato, del cioccolato che ha contribuito a sciogliere, delle cipolle cui, con una rapida rotazione, ha impedito di attaccarsi alla padella”.

– Bee Wilson

Chiunque si diletta in cucina o, a maggior ragione, vi lavora professionalmente non può non leggere il delizioso libro “In punta di forchettadella storica e critica gastronomica Bee Wilson, che con la sua rubrica di cucina sul Domenicale del Telegraph ha vinto tre volte consecutive il premio come miglior giornalista gastronomica dell’anno.

punta di forchetta wilsonIl libro si apre con un’ode al cucchiaio di legno “l’utensile da cucina più affidabile e simpatico” come afferma la scrittrice. “Questo utensile non sembra particolarmente sofisticato – in passato era il premio di consolazione dato agli ultimi classificati – ma ha la scienza dalla sua parte. Il legno non è abrasivo e dunque è delicato sui tegami: potete raschiare senza aver paura di rigare la superficie. Non è reattivo: non dovete temere che lasci un gusto metallico o che si corroda a contatto con gli agrumi e con i pomodori. È anche un cattivo conduttore di calore, il che spiega perché potete mescolare la zuppa bollente senza scottarvi le dita. Al di là della funzionalità, tuttavia, cuciniamo con i cucchiai di legno perché l’abbiamo sempre fatto”. Il libro, riproposto di recente nella collana “Storie di cucina” curata dalla giornalista Angela Frenda per il Corriere della Sera è un viaggio alla conoscenza degli utensili come la forchetta, il coltello, pentole e padelle, stampi e piccoli elettrodomestici, ma anche di pratiche e tecnologia diffuse come le dosi, la macinazione o l’uso di elementi come fuoco e ghiaccio o la cucina stessa, intesa come l’ambientazione dove si cucina appunto.

Ci sono molte cose che diamo per scontate quando cuciniamo: mescoliamo con i cucchiai di legno, ma mangiamo con quelli di metallo (un tempo di usavano quelli di legno anche per mangiare); abbiamo salde convinzioni sui cibi da servire caldi e su quelli che devono restare crudi. Certi ingredienti li facciamo bollire; altri li congeliamo, friggiamo o maciniamo. Eseguiamo molte di queste azioni d’istinto oppure seguendo alla lettera una ricetta. Tutti sanno che il risotto si prepara aggiungendo un liquido poco per volta, mentre la pasta deve bollire velocemente in un’abbondante quantità d’acqua. Ma perché? Quasi tutti gli aspetti dell’arte culinaria sono molto meno ovvi di quanto sembrino a prima vista, e il più delle volte esiste un altro modo per fare le cose. Sono occorse innumerevoli invenzioni, grandi e piccole, per arrivare alle cucine superattrezzate di oggi, dove il cucchiaio di legno – il nostro amico a bassa tecnologia – si trova in compagnia di mixer, congelatori e microonde; ma la loro genesi è per lo più sconosciuta”.

Non si accende, non si spegne e non fa rumori buffi. Non ha brevetti né garanzie. Nulla di futuristico, di scintillante o di geniale, insomma”. “Provate ad esaminarlo meglio (suppongo che ne abbiate almeno uno, perché non sono mai stata in una cucina che ne fosse priva). Sentite la consistenza. E’ un bel modello industriale di faggio oppure un robusto esemplare di acero o di olivo intagliato da un artigiano? Ora concentratevi sulla forma. E’ ovale o rotondo? Forato o tutto intero? Concavo o piatto? Forse ha un lato appuntito per raggiungere i grumi negli angoli dei tegami. Forse il manico è cortissimo, adatto a un bambino, oppure molto lungo, per proteggere dal calore. Per fabbricare questo oggetto sono state prese innumerevoli decisioni – economiche e sociali, oltre che di design e ingegneria applicata – che influiranno a loro volta sul modo in cui l’utensile vi permetterà di cucinare”.

Bee Wilson

wilsonClasse 1974 è una storica e food writer inglese di Cambridge dove vive e lavora. Dal 1998 al 2003 è stata la foodwriter del New Statesman magazine. Autrice di diversi libri di successo, quello più venduto resta “In punta di forchetta”. Molto apprezzati anche suoi saggi. Collabora regolarmente con The Sunday Times and The Times Literary Supplement. Con la sua rubrica di cucina sul Domenicale del Telegraph ha vinto tre volte consecutive il premio come miglior giornalista gastronomica dell’anno.

 

 

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