Una tortilla ripiena, arrotolata e chiusa come un pacchetto, così da poter essere mangiata in piedi senza il rischio di sporcarsi. È il burrito, uno dei più famosi cibi messicani, oltre che un autentico street food: nato negli anni Venti del secolo scorso, è venduto ancora oggi, come allora, dalle caratteristiche bancarelle disseminate per le strade delle città.
La farcitura è fatta con carne di manzo, pollo o maiale soffritta con le cipolle, salsa di pomodoro e fagioli, oppure con riso e ortaggi, per esempio zucchine, patate e peperoni.
La sua invenzione è attribuita a Juan Mendez, un ambulante che ai primi del Novecento vendeva tacos a Ciudad Juárez, nello stato del Chihuahua, al confine con gli USA: per consentire ai clienti di gustare la famosa pietanza direttamente in strada, ne realizzò una più grande e completamente “sigillata”, per non far fuoriuscire il ripieno. E siccome il commerciante trasportava la sua merce sulla soma di un asino, il nuovo piatto prese il nome di “burrito”, che in spagnolo significa proprio “asinello”.