Teff, quinoa e amaranto, alghe e germogli di bambù, mango, avocado e papaya. Sono alcuni dei cibi multietnici che la Società Italiana di Pediatria ha inserito nella Piramide Alimentare Transculturale, il nuovo modello nutrizionale pensato per i tanti bambini di nazionalità diverse che oggi vivono stabilmente nel nostro Paese. Perché l’integrazione tra i popoli inizia a tavola.
La Piramide, presentata in occasione del 71° Congresso Italiano di Pediatria che si è tenuto a Roma dal 4 al 6 giugno, unisce gli alimenti tipici della Dieta Mediterranea – frutta e verdura in abbondanza, pasta e riso, legumi, olio extravergine di oliva, pesce azzurro, carne bianca e rossa, latte, latticini e formaggi – ad altri che arrivano dall’Asia, dall’Africa e dal Sud America, per permettere ai piccoli che vengono da lontano di “ritrovare i loro gusti e i loro sapori dell’alimentazione in un contesto di equilibrio nutrizionale”, come spiega il Presidente della SIP Giovanni Corsello.
La Piramide Transculturale per un’Italia multietnica
La Piramide Transculturale per un’Italia multietnica
“Se vogliamo una società aperta ai bambini di tutte le etnie, dobbiamo rispettarne le tradizioni e i costumi di provenienza”, aggiunge Corsello. Tutto questo, naturalmente, senza trascurare i principi di base della nostra alimentazione mediterranea, che rimane la più bilanciata del mondo, è ricca di tutti i nutrienti necessari per la crescita e tiene lontano il rischio di sovrappeso, obesità e, in età adulta, di diabete e malattie cardiovascolari.
Così alla base della Piramide troviamo tra le 3 e le 5 porzioni giornaliere di frutta e verdura di stagione: vicino a pomodori, melanzane, zucchine e carote compare l’okra, un ortaggio africano che contiene vitamina A, acido folico, fibre sali minerali, simile nell’aspetto ai peperoncini verdi ma dal sapore più delicato, ottima in umido, saltata in padella o gratinata. E, ancora, i germogli di bambù, di origine cinese, dalla consistenza croccante, ricchi di vitamine del gruppo B, di calcio, ferro e fosforo, che in patria vengono consumati soprattutto con il pollo o trifolati con i funghi. Tra la frutta, accanto a ciliegie, pesche, albicocche e meloni figurano il frutto della passione o maracujà, che contiene i preziosi grassi insaturi Omega 6, dal sapore dolce e dal forte potere diuretico, e la papaya, una buona fonte di vitamina A e di licopene, con un gusto che oscilla tra quello dell’albicocca e del melone.
Gli esperti della SIP consigliano poi dalle 3 alle 5 porzioni quotidiane di cereali, privilegiando pane, cereali integrali e riso parboiled (quest’ultimo massimo 2 volte a settimana). Grano duro o tenero, mais e farro possono essere affiancati da diverse varietà che arrivano da lontano e che negli ultimi anni hanno già iniziato a diffondersi tra le abitudini degli italiani. Tra queste la quinoa e l’amaranto, i due ‘supercibi’ delle montagne andine dotati di eccezionali virtù (elevata quota proteica, fibre, ferro, sali minerali, vitamine E, C e del gruppo B, lisina, un amminoacido che favorisce lo sviluppo delle cellule celebrali), i cui chicchi sono ottimi nelle insalate o per addensare le zuppe; il grano saraceno africano – già impiegato per la dieta dei celiaci perché privo di glutine –, ideale per dolci, pane e biscotti; il teff, un minuscolo cereale eritreo contenente ferro ben assorbibile e carboidrati complessi, perfetto per rendere più corposi stufati di carne o verdure, o macinato e utilizzato per l’injera, il tipico pane spugnoso dell’Africa centrale.

E, ancora, non possono mancare il latte e lo yogurt una volta al giorno, meglio se parzialmente scremati; i legumi freschi, secchi o surgelati, associati sempre ai cereali come piatto unico; il pesce – quello azzurro in abbondanza, merluzzo, nasello, spigola, calamari o polpo una volta a settimana –; la carne – massimo due porzioni a settimana tra pollo, coniglio, tacchino, vitello, manzo magro e maiale sgrassato – e i formaggi – due porzioni a settimana. Il tutto condito con poco sale e privilegiando l’olio extravergine d’oliva, che garantisce una “elevata assunzione di acidi grassi insaturi”, sottolinea Elvira Verducci, consigliere nazionale SIP.
E per concludere pure i ‘peccati di gola’ diventano internazionali: al vertice della Piramide – questo vuol dire che il consumo deve essere ridotto al minimo – ci sono patatine fritte e cioccolata, insieme al platano fritto del Perù, un frutto simile alla banana che viene immerso per qualche minuto in olio o burro, e al dulce de leche, un dessert cileno, preparato facendo cuocere a lungo latte e zucchero fino a ottenere una crema dal gusto simile al caramello.
Queste indicazioni, pensate principalmente per il milione di bambini e ragazzi nordafricani, cinesi, indiani, sudamericani – pari al 10% della popolazione minorile – che oggi abitano nella Penisola, sono valide però per tutti. Il cibo è da sempre sinonimo di convivialità e condivisione e imparare a conoscere le tradizioni culinarie di altri popoli può diventare un’occasione importante per favorire il processo di integrazione. Per questo la Piramide Transculturale sarà distribuita non solo ai pediatri – chiamati a ricostruire il proprio bagaglio di conoscenze su una popolazione globalizzata – ma anche nelle scuole, che potranno così adattare il menu alle nuove esigenze delle classi multietniche.