E quale modo migliore per dar voce ai piccoli contadini, pescatori, norcini, pastori, casari, fornai, pasticceri sparsi da Nord a Sud del pianeta, se non mostrare i loro prodotti d’eccellenza? Dei 2015 cibi che attualmente fanno parte dell’Arca, in questi giorni ne abbiamo conosciuti un migliaio, esposti e venduti all’interno del gigantesco Mercato allestito negli spazi dell’Oval, lo stadio costruito nel 2006 per ospitare i Giochi olimpici invernali. Tra questi, i venti nuovi presidi scelti da Slow Food a settembre, come la Rosa di Gorizia, la Salsiccia del Vallo di Diano, i Giglietti di Palestrina o il Vinosanto affumicato dell’Umbria, ma anche il miglio nyankundi del Kenya, il fagiolo sobra dei Balcani, ricchissimo di proteine e minerali, le patate dolci cilembu dell’Indonesia, ricoperte da uno strato superficiale simile al miele, e il pregiato amaranto nero dell’Ecuador, indicato per l’alimentazione dei diabetici perché povero di zuccheri.
Gli stessi visitatori sono stati chiamati a dare il proprio apporto tangibile al progetto di Slow Food, portando una varietà di frutta o un legume particolari, una conserva, un miele, un alimento che sta scomparendo e che potrebbe diventare uno dei prossimi membri dell’Arca del Gusto.