
Fasci di luce colorata che si proiettano sui trulli e i vicoli di Alberobello, creando un’atmosfera quasi fuori dal tempo. Fino al 6 gennaio 2015 è in corso la prima edizione dell’Alberobello Light Festival, evento patrocinato dall’Unesco che per un mese trasforma la cittadina in provincia di Bari in un luogo incantato e carico di suggestione.
Il Capodanno o gli ultimi giorni delle feste sono un’occasione perfetta per assistere allo spettacolo dei trulli illuminati, concedendosi una breve vacanza tra le bellezze e i sapori della Puglia. Alberobello, in particolare, è famosa per specialità di mare semplici ma succulente, come le cozze impanate e fritte, servite come antipasto; i polipetti in pignata, cotti nella pentola di coccio con pomodori, olio, cipolla e peperoncino; la zuppa di pesce “povera”, così chiamata perché in passato preparata con gli scarti di molluschi e crostacei e ‘a tiedd, il tegame di patate, riso, zucchine e cozze al forno. Buonissime anche le pietanze di terra, come il calzone barese, una pizza ripiena di olive verdi, cipolle, acciughe e pomodori; lo sfricone, un sughetto fatto con i pomodori molto maturi, aglio e peperoncino, in cui si intinge il pane raffermo; i lampascioni (cipollotti selvatici tipici delle Murge) al forno con le patate, che accompagnano i secondi di carne.
Nel periodo natalizio, qui come nell’intera provincia di Bari non possono mancare, invece, il baccalà fritto o in umido (con pomodorini, olive nere, aglio e capperi), il capitone arrostito con l’alloro – tipici del cenone della Vigilia di Natale e di Capodanno – e, tra i primi del 25 dicembre e del 1° gennaio, le intramontabili orecchiette con le cime di rapa e i cavatelli o “capunti” (una pasta fatta a mano dalla forma allungata e concava) con i frutti di mare o la burrata. Particolarmente ricchi i due secondi di carne delle feste, l’agnello alla barese – rosolato in olio, cipolla e pancetta, poi servito con i piselli e con uova battute, pecorino e prezzemolo – e le braciole di carne di cavallo (oggi sempre più spesso sostituita dal manzo), farcite con lardo e pecorino e cotte a lungo nel sugo di pomodoro. Tra i dolci, infine, troviamo le pettole, frittelle di pasta lievitata servite bagnate nel miele o cosparse di zucchero, le “carteddate” o cartellate, la cui forma ricorda quella delle fasce che avvolsero Gesù bambino nella mangiatoia, e la pregiata pasta di mandorle.
Il Festival delle luci
Il 6 dicembre scorso le luci si sono accese sul Rione Monti di Alberobello, il quartiere che ospita i trulli, le antiche abitazioni di pietra che rappresentano uno straordinario esempio di architettura legata al territorio. Patrimonio dell’Umanità Unesco, ogni sera fino all’Epifania la zona, con le sue stradine e le caratteristiche botteghe artigiane, sarà illuminata da fasci di luce colorata, che esalteranno la bellezza di questo luogo unico al mondo.
L’Alberobello Light Festival dà il benvenuto al 2015, proclamato dalle Nazioni Unite “Anno Internazionale della Luce”, per promuovere un’idea di sviluppo sostenibile, ridurre l’inquinamento luminoso e lo spreco di energia.
La città dei trulli
Nei secoli passati c’era l’abitudine di abbattere e ricostruire gli edifici dissestati piuttosto che ripararli: fu così che, nel XIV secolo, nacquero le prime “cupole” – questo il significato del termine “trullo” in greco –, con il materiale calcareo ricavato dalle rocce dell’Altopiano delle Murge. La costruzione “a secco”, ovvero senza l’impiego della calce, era un escamotage adottato dal popolo per sfuggire alla tassazione a cui erano soggetti gli insediamenti urbani nel Regno di Napoli: i trulli, infatti, dando l’impressione – dimostratasi tutt’altro che esatta – di essere edifici fragili, non erano soggetti a tale imposta.
Tra gli oltre mille ospitati nel Rione Monti, val la pena vedere sicuramente quello “sovrano”, l’unico trullo su due piani esistente ad Alberobello, costruito nel Settecento e oggi adibito a museo, con arredamento e oggettistica dell’epoca, e i trulli “siamesi”, uniti alla sommità. Particolarmente suggestivo, in questo periodo dell’anno, il rione dell’Aia Piccola, costituito da 15 trulli edificati nel XVIII secolo e tuttora abitati, che in inverno si ricoprono di neve. Merita una visita, infine, Casa Pezzolla, il più grande agglomerato di trulli comunicanti di Alberobello, che sorge tra l’Aia Piccola e Piazza del Popolo.