Dai campi che circondano Milano alle mense del Policlinico, senza intermediari. Il riso e il latte che da due settimane vengono distribuiti ai pazienti dell’ospedale lombardo sono quelli prodotti nelle antiche cascine che sorgono sui terreni di proprietà della struttura, come avveniva nel XVIII secolo, quando dai possedimenti rurali del Mangiagalli – una superficie di 85 milioni di mq il cui valore attualmente è stimato tra i 500 e gli 800 milioni di euro – proveniva cibo a sufficienza per sfamare non solo le persone ricoverate, ma anche i tanti bisognosi della città.
Un’antica tradizione che oggi viene recuperata grazie al “Progetto della filiera corta”, promosso dalla Fondazione Sviluppo Ca’ Granda – nata allo scopo di produrre risorse per la ricerca attraverso la valorizzazione dell’immenso patrimonio rurale dell’ospedale – con il sostegno della Regione Lombardia e della Fondazione Cariplo.
Su 180 aziende affittuarie dell’Ospedale Maggiore, attualmente sono 12 quelle coinvolte, sparse tra i comuni di Morimondo, Ozzero, Vernate e Rosate, tutti in provincia di Milano; 430 le porzioni di riso e 1.150 quelle di latte che la società di ristorazione del Policlinico distribuirà quotidianamente fino alla fine di dicembre, ma l’intenzione è di consolidare l’iniziativa e farla proseguire oltre quella data.
Un progetto virtuoso su due fronti, perché valorizza il lavoro delle imprese del territorio, offrendo al tempo stesso ai degenti la freschezza e la genuinità del cibo che non necessita di lunghi trasporti per arrivare a destinazione. Anche i consumatori potranno gustare i prodotti a chilometro zero delle cascine del Policlinico, acquistando riso, latte e gorgonzola nel temporary shop allestito fino all’11 dicembre nell’atrio della Clinica Mangiagalli, in Via Commenda 12: i ricavati delle vendite finanzieranno le attività di ricerca dell’ospedale.
Perché riso e latte?
Perché riso e latte?
In Lombardia, le vaste risaie del Pavese e della Lomellina, insieme ai pascoli alpini caratterizzati da un’intensa produzione di formaggi – gorgonzola, taleggio, grana padano, bitto, per citare solo i più famosi –, fanno di riso e latte gli alimenti più significativi dell’economia regionale. Per questo la Fondazione Sviluppo Ca’ Granda ha deciso di ripartire dai due cibi per promuovere la filiera corta tra le corsie dell’Ospedale. Ma anche perché sono indispensabili per una dieta corretta ed equilibrata e il loro consumo va incoraggiato.
Il latte vaccino, in particolare, è un cibo “ad altissimo valore biologico, al punto che le sue proteine – spiega la Fondazione in una nota – costituiscono i modelli di confronto del valore biologico delle proteine di altri alimenti” e si caratterizza per la presenza di acidi grassi essenziali e “per l’apporto unico di calcio, fosforo e vitamina D”. È , quindi, un alimento base per l’uomo e le sue proprietà “nutrizionali e funzionali non possono che essere incrementati da una filiera corta e garantita”.
Il riso invece “rappresenta un’importante, ma spesso sottovalutata, alternativa al frumento”. Digeribile e saziante, grazie alla notevole quantità di acqua che assorbe durante la cottura, ha un ridotto contenuto di proteine ed è quindi “adatto ai nefropatici, può essere consigliato agli ammalati di gotta e in condizioni di iperuricemia”. È poi ricco di potassio e povero di sodio, perciò indicato anche in caso di ipertensione. E, naturalmente, essendo privo di glutine, può essere consumato tranquillamente dalle persone affette da celiachia.