Con i suoi oltre 650 anni di storia, il Carnevale di Fano è il più antico d’Italia. Una manifestazione che ogni anno richiama migliaia di turisti, che arrivano qui per assistere al passaggio delle maschere, agli spettacoli delle bande musicali e dei gruppi folkloristici, ma soprattutto al ‘dolcissimo’ rituale che rende il Carnevale fanese un evento unico: il “Getto”, il lancio di caramelle e confetti sulla folla dai carri allegorici che sfilano per le strade della cittadina marchigiana.
Trascorrere un weekend in questa bella località racchiusa tra l’Adriatico e le colline pesaresi, naturalmente, vuol dire anche gustare le sue tante specialità enogastronomiche di mare e di terra. Fano è famosa innanzitutto per i piatti di pesce, da assaggiare nei tipici ristorantini che costeggiano il litorale: il ricchissimo brodetto (fatto con seppie, triglie, sogliole, palombo, rospo, pannocchie, scorfano, merluzzo, calamari, razze, gallinelle, crostacei, vongole e cozze) che si mangia col pane raffermo e a cui è dedicato il noto festival internazionale che si svolge nel mese di settembre; la rustita, preparata con un pesce fresco a piacere che viene impanato con pangrattato, olio, prezzemolo e pepe e cotto alla brace; l’umile e buonissima frittata di alici. Ma è molto apprezzata anche per i sapori del bosco e delle colline: l’Olio extravergine di Cartoceto DOP, delicato e avvolgente, ideale sul pesce arrostito e sul pane bruschettato; i formaggi come il Pecorino di Fossa, invecchiato all’interno di fosse di tufo rivestite di paglia e coperte da coperchi di legno, dove acquista un aroma intensissimo e variegato, e la dolce Casciotta di Urbino, di cui era ghiotto Michelangelo; il tartufo nero pregiato, che si raccoglie da dicembre a marzo, e il marzuolo o bianchetto, che cresce in inverno e in primavera sui terreni argillosi, impiegati per impreziosire i crostini, le tagliatelle all’uovo, persino le frittate; i vini, come il Bianchello del Metauro – prodotto nella Valle attraversata dal fiume omonimo, che bagna la provincia di Pesaro Urbino –, secco, fresco e leggero, e il Sangiovese dei Colli Pesaresi, un rosso fruttato che si abbina alle paste al ragù e alle carni bianche.
In questo periodo dell’anno, poi, un pranzo in un ristorante della zona non può che terminare con i golosi dolci fritti della tradizione carnascialesca delle Marche, dalla cicerchiata, una ciambella fatta con palline di impasto mescolate con miele caldo e frutta secca, alle sfrappe – le striscioline di impasto fritte diffuse in tutta Italia con nomi diversi –, fino agli arancini, sfoglie di pasta lievitata ricoperte di zucchero e scorza di limone, arrotolate a forma di girandola, e ai ravioli ripieni di castagne lesse, tipici della zona del piceno. E per finire l’immancabile Moretta, la tipica bevanda fanese a base di caffè espresso zuccherato, che viene aromatizzato con rum, anice, cognac e limone.
Un Carnevale ‘prescritto’ dallo Statuto cittadino
Un Carnevale ‘prescritto’ dallo Statuto cittadino
Festeggiare il Carnevale a Fano è una ‘legge’ prescritta addirittura dallo Statuto cittadino che fu emesso dai Malatesta nel 1450. Le prime notizie riguardo ai divertimenti che si svolgevano qui prima dell’inizio della Quaresima, però, sono racchiuse in un documento ancora precedente – del 1347 –, tutt’ora conservato nell’Archivio storico comunale.
Oggi il Carnevale fanese accoglie i visitatori da metà gennaio fino al Martedì Grasso, con mostre fotografiche ed esposizioni di opere in cartapesta allestite nelle chiese e nei palazzi della città, tornei sportivi, spettacoli teatrali, laboratori creativi dedicati ai bambini e naturalmente con le mascherate a piedi e i carri allegorici, che sfilano accompagnati dal complesso di musica arabita (“arrabbiata”) – un genere ‘di protesta’ che nacque alla fine dell’Ottocento per iniziativa della parte più umile della popolazione fanese, i marinai e gli operai, che non potendo assistere ai concerti per violino, arpa e pianoforte, destinati a un pubblico ricco di nobili e proprietari terrieri, cominciarono a suonare strumenti di fortuna come barattoli e pentole, che col tempo si trasformarono in violini a sonagliera, cembali di latta, corni fatti con tubi di ferro. Tra le principali attrazioni dell’evento c’è poi il “Getto” – che era già una consuetudine a metà del Settecento, come testimonia una canzonetta dell’epoca –, ovvero la pioggia di dolciumi, cioccolata, caramelle e confetti che vengono lanciati dai carri sulla folla sottostante.
Un weekend tra storia e natura
Un weekend tra storia e natura
Sorta a 50 chilometri da Urbino, Fanum Fortunae – così veniva chiamata la città in epoca romana, grazie alla presenza di un tempio dedicato alla dea Fortuna – gode di una posizione geografica privilegiata, tra la campagna marchigiana, la foce del fiume Metauro e le rive dell’Adriatico.
In estate meta del turismo balneare, nel periodo invernale Fano offre la possibilità di una vacanza all’insegna dell’arte e della natura. Passeggiando nel centro storico sono visibili i resti delle sue origini romane, l’Arco di Augusto, simbolo della città, e la Cinta muraria. Da non perdere una visita alla Corte Malatestiana, il palazzo – oggi sede del Comune – fatto edificare dai signori di Rimini nel XV secolo, che riunisce esempi di architetture gotiche e rinascimentali.
Per chi ama camminare nel verde val la pena spostarsi nella vicina Pesaro per una sosta nel Parco Naturale del Monte San Bartolo, un’area di 1600 ettari che si estende lungo la costa adriatica, offrendo una vista suggestiva vista sul mare sottostante, con speroni e falesie a strapiombo.