salsa di pomodoroL’uso più ricorrente, che rappresenta anche la percentuale maggiore di consumo, è come condimento, della pizza e della pasta prevalentemente, ma il pomodoro, uno dei protagonisti indiscussi della cucina, si utilizza per la preparazione di tantissimi piatti. Quelli trasformati, le conserve, rappresentano il 70% del totale: gli italiani ne consumano circa 35 Kg pro-capite (poco più di 2 milioni di tonnellate, dati Anicav). Immancabile nelle dispense è anche uno dei prodotti più presenti nella spesa alimentare degli italiani assieme a pane, latte, pasta. Serve per preparare un sugo veloce per condire gli spaghetti, considerati il piatto più rappresentativo del nostro Paese, o il ragù; la bolognese o il caciucco. Deliziosi manicaretti come la lasagna o i cannelloni, gli gnocchi, il sartù di riso o le polpette di carne.

Altri 15 kg dei 50 totali, invece, sono acquistati e consumati come prodotto fresco. Per preparare deliziose bruschette, un altro must dell’alimentazione e della gastronomia italiana; come ingrediente di insalate, tra cui la famosa caprese, e contorni.

Le varietà sono tante e tali che c’è solo l’indecisione della scelta. Dai Ciliegini (la più diffusa varietà italiana) ai San Marzano, dal Perino al Ramato, al datterino, al Costoluto toscano fino al classico tondo. Ognuna è legata a tradizioni e ricette locali ma c’è sempre maggiore contaminazione e così quelli toscani hanno conquistato la Campania mentre i famosi San Marzano sono molto apprezzati in Sicilia come in Lombardia.

Una credenza da sfatare – affermano dall’Anicav, l’associazione di categoria delle industrie conserviere – è poi quella che vuole la verdura fresca in generale, migliore e più nutriente rispetto a quella “lavorata” o “trasformata”. In realtà, il potere nutrizionale di molti alimenti trasformati è uguale, e in molti casi, persino superiore rispetto a quello degli alimenti freschi. Alcuni metodi di lavorazione facilitano, infatti, la liberazione di nutrienti utili: è, ad esempio, dimostrato scientificamente che il licopene, un potente antiossidante presente nel pomodoro (responsabile della colorazione rossa della bacca), diventa biodisponibile, ovvero maggiormente assimilabile dall’organismo, se i pomodori vengono “lavorati” come nel caso del mitico “pelato” in scatola, protagonista della “Dieta Mediterranea” e della cucina italiana in generale, base per moltissime ricette tradizionali come la pasta al pomodoro e la pizza napoletana”.

Un concentrato di benessere

Mangiare pomodori abitualmente fa bene, sia cotti che crudi. Sono ricchi di sali e vitamine. Contengono, infatti, a seconda della varietà e della dimensione da 200 a 300 mg di potassio, 600 mg di ferro, 700 microgrammi di Vitamina A, 60 microgrammi di Vitamina B1 e 40 microgrammi di Vitamina B2, oltre al 24% di Vitamina C. Quelli che fanno veramente bene sono i pomodori secchi, prodotti principalmente nelle regioni del Mezzogiorno il cui consumo è ancora molto basso: sono in assoluto l’alimento più ricco di Vitamina A, con ben 2029 mcg di beta-carotene (Anicav).

 

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