Uova strapazzate o al tegamino, salsicce, toast o pane fritto nel burro, funghi, pomodori, bacon, prosciutto – i cibi tipici della colazione internazionale –, carne fredda, insalatone e patate fritte, poi frutta, tanti dolci – muffin, pancake, torte, cupcake – e da bere tè, caffè lungo, limonata o succo d’arancia.
È il Brunch, una consuetudine tutta americana divenuta ormai “di tendenza” anche nel Vecchio Continente, Italia compresa.
Se fino a poco tempo svegliarsi con uova e pancetta era un piacere che ci si concedeva per lo più in albergo o nei villaggi vacanze, oggi nel nostro Paese è in corso una forte contaminazione.
Non siamo ancora alle chicken wings (ali di pollo piccanti) o al pesce affumicato (salmone e aringhe) – immancabili invece nell’autentico American Brunch –, ma questo pasto “ibrido” è sempre più diffuso nella Penisola.
Evoca l’atmosfera rilassata della domenica mattina, quando ci si alza più tardi, i ritmi sono meno frenetici e si può rimanere a tavola più a lungo, concedendosi un abbondante pasto a metà tra il dolce e il salato.
Va consumato rigorosamente tra le 10.00 e le 12.00, quando non è più ora di far colazione, ma è ancora troppo presto per pranzare.
Il brunch nacque nella New York degli anni Settanta, negli hotel di lusso che, per soddisfare le richieste dei clienti di far colazione anche a mezzogiorno dopo aver trascorso l’intera notte fuori, decisero di unire “breakfast” e “lunch” servendo agli ospiti ogni genere di pietanza. Col tempo però il suo significato è cambiato, legandosi in misura crescente alla convivialità, allo stare insieme, al punto che ora rappresenta soprattutto l’occasione per trascorrere un po’ di tempo in famiglia, senza la fretta dei giorni feriali, o per invitare a casa gli amici, cucinando per loro piatti gustosi e invitanti, ma veloci. E sta continuando a modificarsi, diventando un ottimo pretesto per uscire dalle proprie abitazioni e recarsi al ristorante o in uno dei sempre più numerosi lounge bar che lo preparano.