In tutto il mondo è conosciuta per il suo Carnevale, ma Venezia è anche la patria dei dolci più buoni della tradizione carnescialesca, come le fritole – frittelle di farina, uova, zucchero, uvetta, latte e rhum –, i galani – le sottili striscioline di impasto fritte diffuse in tutto il Belpaese, col nome di chiacchiere, cenci o frappe – e le castagnole – piccole zeppole che fanno parte anche della tradizione emiliana e laziale. E poi la crema fritta, che nel capoluogo veneto si trova ovunque nei giorni precedenti il Carnevale. È un dolce ottenuto lavorando una soffice e golosa crema pasticcera, che viene lasciata raffreddare, tagliata in piccoli pezzetti, passata in albume e pangrattato e infine immersa in abbondante olio di semi o burro.
A Venezia, insieme alle altre dolcezze, invade le pasticcerie e i forni dal giorno di Sant’Antonio Abate, il 17 gennaio, fino al Martedì Grasso, per deliziare i turisti che tra Piazza San Marco, la Riva degli Schiavoni e le altre strade assistono alla sfilata di maschere e carri allegorici. Ma è immancabile anche nelle case, dove è tutt’ora considerata una ‘merenda della festa’, graditissima agli adulti – che la gustano con un buon bicchiere di vino passito – e ai bambini, che apprezzano il suo gusto delicato, l’impanatura croccante e il cuore morbido, che si scioglie in bocca.
Buonissima sia calda che fredda, non è una specialità esclusivamente veneta: la ritroviamo in quasi tutto il Nord e Centro Italia, dal Piemonte alla Liguria, dall’Emilia Romagna alle Marche, fino al Lazio. Solo a Venezia però, è consumata come dolce: nelle altre regioni compare tra cibi di strada e antipasti, o ancora tra gli ingredienti del ricco fritto misto, una specialità che in passato veniva preparata nelle case contadine dopo la macellazione del bestiame, per consumare le frattaglie e altre parti più deperibili.